“Abbiamo visto di peggio”. E su questo non c’è dubbio. Il Drappellone dipinto da Rosalba Parrini per il Palio del 2 luglio – presentato l’altro ieri nel Cortile del Podestà, con una cerimonia poco affollata e a tratti sbrigativa, ché giocava la Mens Sana e c’era da andare al palazzetto – non ha entusiasmato, né fatto gridare allo scandalo. Commenti divisi, come accade ogni santa volta (per fortuna non siamo tutti uguali!), ritmati dall’inevitabile “io lo prenderei anche bianco”. Tant’è.
Ai senesi piace perché è un Palio di pancia – colori accesi, della passione, regge bene il primo impatto visivo – e perché ci sono i cavalli (e coi cavalli, si sa, qui si casca sempre in piedi) e perche la Madonna è classica, tradizionale, e le bandiere delle contrade pure, e c’è la Piazza del Campo. Insomma, non rischia niente; è come il nero, sta bene con tutto. Un po’ cubista, un po’ futurista, un po’ d’avanguardia russa, quella dedica ai partigiani che si trasformano in stelle d’oro. Non è mica brutto, nel senso letterale del termine. Non è brutto.
Ma, soprattutto, “abbiamo visto di peggio”.
ovvero Anti-Reportage su Italia-Costa Rica
SIENA. Negozi vuoti, commesse con le mani in mano. Un parrucchiere unisex lava i capelli a un turista mentre continua a guardarsi la partita. Vincere la partita di oggi assicurerebbe con ragionevole certezza il passaporto per gli ottavi.
Dietro ogni bancone c’è un televisore, una radiolina. Piazza del Campo ha i tavolini pieni solo nei punti in cui troneggia un maxischermo.
Il resto è deserto, voce del telecronista, tricolore sotto il teleschermo. E turisti che mangiano. E camerieri, con gli occhi rivolti più alla porta di Buffon che a quella della cucina.
Un tifoso a spasso sul Corso, manco a pagarlo oro. Tutti catapultati dentro casa, nei locali, nei caffè. Cammino lentamente, Rocca Salimbeni, Banchi di Sopra. Sede Centrale Mps. Il bancomat non funziona. Servizio non disponibile dice il display. Osservo il chiosco dei giornali. Voglio quella coppa ha detto Balotelli. Foto di Balotelli. Microfoni puntati sulla faccia del campione. Mai visti tanti microfoni per cogliere una banalità così sconcertante. Voglio quella coppa.
ovvero Anti-Reportage su Italia-Inghilterra
BASILEA. Tanto per cominciare Erasmo da Rotterdam fu ospite in questa casa di un certo Johannes Froben.
E poi stasera gioca la nazionale italiana.
Il sindaco di Venezia ha patteggiato. Accuse false dice.
Il partito mi costrinse a chiedere quei soldi. Scendiamo ancora fino a Andreasplatz. Sbuchiamo a Marktplatz.
Campeggia uno striscione con la scritta: I AM NOT YOU.
Prendiamo i gradini laterali per risalire fino a Martinskirchplatz, dove si sbuca a Augustinergasse. La difesa dell’Italia c’è. Parola del terzino.
La difesa esprime preoccupazione per l’iniziativa assunta dalla magistratura nei confronti degli accusati. Da lì tiriamo dritti fino alla cattedrale medievale, a Munsterplatz.
Nella cattedrale è sepolto Erasmo da Rotterdam. Ci sediamo davanti alla tomba.
Erasmus Von Rotterdam 1536.
Pirlo gioca sicuramente questa sera.
E l’Italia sarà un tripudio di bandiere appese sulle facciate.
Ai balconi.
Alle finestre.
Tricolore ovunque.
Stare per diciotto anni dalla parte dell’”ombra” non è cosa da poco, riuscire a ripetere ogni anno con l’inizio dell’estate un’esperienza culturale ed artistica come quella del Festival Internazionale delle Ombre di Staggia Senese è un segnale di determinazione non comune, ma soprattutto significa avere alle spalle un processo artistico e una proposta culturale non scontata, mossa da bisogni positivi. In un’epoca in cui i peggiori si autodefiniscono artisti, io non posso che stare dalla parte di quegli operatori che ogni anno esaltano l’ombra, il teatro di ombre certo, ma anche la necessità di essere schivi, lontani, fuori dai riflettori sapendo di proporre una cultura che può essere definitiva “di nicchia” ma che potenzialmente parla a tutti. Il teatro (ed il festival di Staggia), sa che per non essere nicchia basterebbe essere davvero curiosi, ascoltare un po’ di più e parlare un po’ di meno. More…
Cinema, Danza, Eventi, Idee, Musica, Teatro
PROLOGO
La deriva della cultura a chilometro zero ha prodotto un altro mostro: la cultura a costo zero. S’intende per cultura a costo zero un valore fasullo che viene dato a tutto ciò che è prodotto senza costi e di conseguenza senza ripagare né i costi del prodotto stesso né il lavoro di chi lo ha prodotto, ideato, realizzato.
Con questa premessa presentiamo il bando per l’Estate Senese che il Comune di Siena ha bandito nelle giornate passate (trovate l’avviso qui) ed ospitiamo una lettera aperta scritta e firmata da molti dei gruppi teatrali e compagnie di danza della città. Lo facciamo perché conferma quello che da settimane diciamo anche noi: a questa amministrazione manca la capacità di fare programmazione culturale e soprattutto ammette di non avere la volontà o la capacità di scegliere tra le proposte che dalla città giungono a Palazzo. Si lascia ad un bando pubblico (con punteggi ricalcati dai bandi regionali e ministeriali) la forza di fare programmazione, abdicando definitivamente al ruolo di ideatore delle politiche culturali cittadine.
La situazione, lo sapevamo, è complicata e all’orizzonte non vediamo molto di positivo per questo rilanciamo l’appello delle compagnie che unite prendono una posizione netta: la città è in cerca di una guida istituzionale, non di una lotteria.
“Le pale d’altare si guardano sugli altari, i crocifissi in mezzo alle absidi e tutti i santi nelle cappelle laterali”. Più o meno questa la frase che ogni volta che una mostra riunisce opere di un artista rinascimentale si sente ripetere. E poi lamentazioni come: assurde le file per visitare una mostra a pagamento quando poi nelle chiese e nelle pinacoteche non ci va nessuno. Tutto legittimo ed anche condivisibile, ma a questo punto dobbiamo infatti pensare a che significato diamo alle mostre, grandi mostre-evento comprese.
Sono stato alla mostra fiorentina di Palazzo Strozzi “Pontormo e Rosso – Divergenti vie della maniera” ed immediatamente ho capito il significato scientifico dell’evento, il motivo per cui questa mostra è stata allestita e per cui in tanti la stanno visitando: un parallelo tra due artisti coevi ma diversi, una ricerca quindi di confronto tra opere ed artisti conosciuti da tutti ma sotto un punto di vista nuovo. Io, che non sono un esperto d’arte, avevo un’idea di Rosso Fiorentino data dalla sua bellissima deposizione conservata a Volterra. More…
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