Arte, Cinema, Danza, Idee, Musica, Scenario, Teatro
Ovvero quando la ricerca di spazi ci fa diventare pazzi
Negli ultimi anni siamo diventati tutti geometri. Ma proprio tutti, anche nel contesto artistico e culturale cittadino. Urbanisti, architetti, periti edili, esperti di agibilità, tecnici 626, periti elettronici. Non esiste più un operatore culturale che non si senta investito di autorità urbanistica e questo per un paio di motivi, che si raccolgono tutti sotto l’unico detto del “necessità, virtù”. Capita sempre più spesso infatti di dover utilizzare spazi non adeguati per allestire spettacoli, concerti, proiezioni, incontri pubblici o quant’altro e di conseguenza gli organizzatori sono costretti a rendere agibile uno spazio che non lo è e soprattutto si ingegnano per individuare questi spazi non adeguati ovunque in città. E allora serate danzanti nei bar, musica dal vivo in piccoli soppalchi, proiezioni in sale dall’acustica impossibile, spettacoli nei musei, nelle chiese, nelle librerie, nelle terrazze, in case private e pubbliche, per strada. More…
Quando Gianni Brera veniva a Siena andava all’Enoteca Italiana, lì stappavano vini per lui e discutevano sul futuro della campagna e delle coltivazioni vinicole. Quando Luigi Veronelli veniva a Siena andava a rifugiarsi dai contadini del Chianti e vedeva la realtà della campagna e delle coltivazioni. Questo ho pensato leggendo il libro “Nella valle senza nome” di Antonio Leotti, che racconta una piccola storia di un agricoltore contemporaneo, non un contadino perché come dice l’autore non esistono più i contadini per fortuna, che morivano giovani e stanchi. Non che Brera sbagliasse o Veronelli facesse bene o viceversa: erano due modi diversi di affrontare comunque con serietà un tema. More…
(ovvero, ‘rapido’ spiegone sulla gara di semi-concessione bandita dal Comune per la gestione del Santa Maria della Scala)
La prima cosa che salta all’occhio è la complessità di questa gara. Innanzitutto per la diversità dei servizi richiesti, riporto testualmente dal capitolato (che per intero trovate QUI): «pulizia e accoglienza per il pubblico (sorveglianza, biglietteria, portineria, servizi didattici e bibliotecari, promozione e comunicazione, organizzazione mostre, eventi e visite guidate, gestione dell’ostello, caffetteria, informazione e accoglienza turistica, servizi turistici e bookshop)» implicano che a partecipare sia, per ovvi motivi, un raggruppamento, un pool di realtà con diverse professionalità, raccolte intorno a un soggetto forte.
E allora affrontiamola questa benedetta differenza tra ciò che è aggregativo e di intrattenimento e ciò che invece è specificatamente culturale. Il problema non è di così scontata soluzione come si possa pensare e riguarda non soltanto Siena, ma in generale il nostro Paese. Diamo infatti troppo spesso per scontata la definizione di “cultura” e tutto diventa culturale purché si occupi di una disciplina che afferisce al mondo ampio e indefinibile delle scienze umane. Qualsiasi libro è cultura, leggere è consumo culturale. Qualsiasi film è cultura, il cinema è industria culturale. La musica è cultura, qualsiasi concerto eleva culturalmente la nostra mente. Le mostre sono eventi culturali, non soltanto eventi o eventi di richiamo turistico. Oh, ero sarcastico, naturalmente le cose non stanno così.
Sgombriamo il campo: io in centro ci abito. So bene, dunque, cosa significa. Sono consapevole dei suoi aspetti stupendi e delle sue criticità. Insomma, lo tocco con mano, ogni giorno. Mi godo la luce indescrivibile dei tramonti, quando le rondini segnano il cielo di primavera a contrasto con il marmo che luccica, e bestemmio dietro agli incivili che vomitano e usano il portone di casa mia come orinatoio a cielo aperto; assaporo il rumore dei miei passi sulle lastre, quando in giro non c’è nessuno, e impreco contro gli ubriachi che alle 4 del mattino berciano improbabili canzoni stonate barcollando verso casa. Insomma, so di cosa parlo. Lunedì sera ero, come tantissimi, alla serata di chiusura di Un Tubo: c’ero perché è un luogo che mi piace e che ho sempre sostenuto, c’ero perché esserci significava anche lanciare un messaggio.
Arte, Cinema, Danza, Idee, Musica, Teatro
ovvero, un vademecum di pubblica utilità sui cosiddetti tavoli di lavoro delle politiche culturali
Siena ha un nuovo assessore alla cultura, la professoressa Francesca Vannozzi. Mentre tutti salutano con gioia questa scelta (che a me lascia non poche perplessità, invece) vorremmo ripercorrere per i distratti, gli assenti, i disinformati una delle eredità più importanti che hanno tracciato questi primi anni di assessorato alla cultura.
Tutti ne parlano oggi, anche il sindaco ed anche il Pd, alcuni li usano come un’arma contro il Vedovelli altri come un’eredità importante, ma nessuno di loro sa veramente cosa siano stati gli Stati Generali (noi c’eravamo, ne abbiamo scritto qui e qui) e soprattutto i tavoli di lavoro successivi. Si fa molta confusione, infatti. More…
Non è un coccodrillo, un saluto all’estinto (politicamente parlando) con finte lacrime e sfregamenti di mano. Il gioco non è ancora fermo, in queste ore il sindaco di Siena Bruno Valentini si incontrerà con il dimissionario assessore alla cultura Massimo Vedovelli per comprendere se ci sono margini per far rientrare le dimissioni o prendere una decisione per il futuro. Da un’intervista sentita ad Antenna Radio Esse, registrata sabato pomeriggio, il sindaco parla dell’assessore Vedovelli già al passato: è stata una risorsa importante, ha più o meno detto. Si volta pagina.
Non è la prima volta che Vedovelli tenta di dimettersi, è la prima volta che però le dimissioni emergono così apertamente e pubblicamente. Sulla Bomba Carta non siamo mai stati teneri con l’ex rettore prestato alla politica ma gli abbiamo anche riconosciuto, negli ultimi mesi, tenacia e sincerità. Adesso che succederà? More…
(Lettera aperta al professore Vedovelli, assessore alla cultura del Comune di Siena, per invitarlo a vedere Luca Nostro Quartet il prossimo lunedì 4 aprile, ultimo concerto del locale Un Tubo prima della sua definitiva chiusura)***
Egregio assessore, le parlerò di una sindrome. Raccontano in città che il padre di Tozzi, a quanto pare, fosse un uomo burbero, un tipo po’ manesco. Come dire, un gazzillòro venuto qui da Pari e più che mai convinto che il figliolo fosse veramente un buono a nulla. Un minorato mentale secondo lui. Un tipo che avrebbe fatto meglio a zappare la terra invece che scrivere romanzi. A me capita spesso di passeggiare nei luoghi di Tozzi dentro e fuori questa città, e di provare un forte imbarazzo. È in questi momenti che penso alla sindrome, di cui non dirò ora ma ne accennerò più avanti, se avrà la pazienza di leggermi fino in fondo.
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