Con un vero e proprio “contributo d’artista” Luca Pancrazzi ci racconta cosa è il progetto Made In Filandia, un luogo fatto dagli artisti per gli artisti dove si annullano i filtri tra chi produce arte e chi la fruisce. Un esperimento felice che sta crescendo, a pochi chilometri da Siena.
Il racconto dalla viva voce del suo fondatore, in esclusiva per la BombaCarta.
L’esperienza che stiamo facendo con Siena Tv grazie a Siena Cult Sera, ovvero il nostro approfondimento culturale che va in onda ogni venerdì alle 21 (e che trovate in podcast qui), ci sta dando una bellissima opportunità: confrontarci con operatori culturali che vivono e lavorano fuori da Siena e che si dimostrano ogni volta disponibili a fornirci un loro contributo.
Non sempre tutti i contributi confluiscono, per intero, dentro la trasmissione. Così abbiamo deciso di ‘allargarci’ ancora a un altro canale e di darvi la possibilità di rivedere o riascoltare tutti i nostri ospiti. Lo faremo, man mano, grazie al canale Youtube della BombaCarta.
Intanto, iniziamo così. Con il direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, Fabio Cavallucci. Che, in questa clip parla dello stato dell’arte del contemporaneo in Toscana.
(Discorsi e ricorsi storici, ovvero chi non la fa non l’aspetti)
PROLOGO. In consiglio comunale, il prossimo 27 novembre, l’amministrazione presenterà la bozza del nuovo assetto organizzativo e gestionale che sarà dato al Santa Maria della Scala: pare che il modello di riferimento sia una fondazione di partecipazione pubblico-privato al 50 per cento come quella che gestisce, ad esempio, Palazzo Strozzi a Firenze. Ma la forma gestionale è solo un dettaglio (anche se ha monopolizzato la discussione politica degli ultimi due anni). Quello che serve e che manca al Santa Maria oggi è soprattutto una visione progettuale: così noi della Bomba siamo andati a rileggere e a riscoprire, nel passato e nella storia, cosa ha immaginato chi ci ha pensato prima di noi.
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Nel 1903 nasceva a Siena la Società Amici dei Monumenti su iniziativa di Fabio Bargagli Petrucci con il fine di conservazione, ricerca, tutela e divulgazione dell’arte senese, ma non solo. Gli intenti filantropici di proselitismo e affezione al patrimonio municipale rispondevano all’esigenza di salvare le opere dai trafugamenti e le chiese delle espoliazioni, allora piuttosto comuni. Gli scritti presenti sui primi due numeri della “Rassegna d’Arte Senese” già “Bullettino della Società Amici dei Monumenti” (1905) offrono notevoli spunti di riflessione sul tempo attuale, per la lungimirante capacità propositiva, il cui orizzonte rasenta i confini dell’illusione, unita ad una chiara consapevolezza del valore e delle carenze delle istituzioni artistiche italiane.
La sfiducia verso una legislazione dei beni culturali carente, la consapevolezza di dover superare tutti i cavilli di una burocrazia che non fa distinzioni, si connettono all’idea di una svolta culturale diffusa per affidare ai cittadini stessi il compito di valorizzare la propria cultura. Bargagli Petrucci auspica per ogni centro culturale minore una rinascita a partire proprio dalle radici artistiche, nell’ottica più ampia di un risveglio dell’Italia intera. More…
di Cristina Rubegni
Si è appena conclusa ICASTICA, annuale d’arte internazionale di Arezzo. Ci sono andata quest’anno e l’anno scorso, la trovo ben pensata, ben allestita e integrata nel territorio in maniera intelligente.
ICASTICA 2014 s’incentrava sul tema della rinascita, secondo il criterio della “crisi positiva”. La rinascita inizia dalla morte e nel primo spazio indoor di Piazza San Francesco sono state inserite due opere che parlano di morte in un muto dialogo che anche da solo varrebbe la visita. Il Cristo di Fabio Viale rimasto orfano a rappresentare la tragicità della morte, più tragica paradossalmente di quella vera di Damien Hirst (gli animalisti si sono scatenati per il montone in formaldeide non so se per la formaldeide o per quella foglia oro forse un po’ kitsch sulle corna…)
In un sonnacchioso sabato a pranzo mi sono accorta che alle 16 era prevista una visita guidata dal direttore Fabio Migliorati e mi sono catapultata. Non capita tutti i giorni che il direttore di una manifestazione scenda dall’olimpo e porti la gente qualunque in visita, senza fronzoli, senza prenotazione e gratuitamente, spiegando le sue scelte e il suo punto di vista e perdendo la cognizione del tempo (la visita è durata molto più del previsto). More…
Luce europea per i fondi oro senesi: si inaugura questo pomeriggio – ma sarà visibile al pubblico da domani, fino al 18 gennaio 2015 – la grande mostra sul gotico senese allestita al Bozar, museo di arte contemporanea di Bruxelles, Belgio. “Pittura senese. Ars narrandi nel tempo del gotico in Europa” è il titolo di questo grande evento compreso nel calendario di iniziative culturali che celebra il semestre di presidenza italiana al consiglio dell’Unione Europea. Non una cosa che capita tutti i giorni, diventare vetrina del Paese nel centro del continente politico e – probabilmente – oggi anche culturale.
“La memoria amica come l’edera alle tombe, cari frammenti ne riporta in dono”. Una memoria che sia anche scomoda, una memoria che sia viva e non conciliante. Una memoria non retorica che riporti in superficie ciò che malamente abbiamo sempre cercato di rimuovere o addomesticare. Non c’è dubbio che la resistenza e la guerra civile abbiano subito negli anni (a cominciare dai primi anni dopo la Liberazione) un’operazione di addomesticamento della memoria senza precedenti. Si è definita la Resistenza, non a caso, Secondo Risorgimento togliendole così tutto il significato di guerra tra italiani e regalandole un po’ della retorica patriottarda che sul Risorgimento il fascismo aveva creato. Ma non è di questo che voglio parlare, siamo qua per raccontare un esperimento innovativo e tutti sappiamo quanto appaia difficile abbinare il termine “innovativo” con il concetto di resistenza e di – inevitabilmente – celebrazione. Eppure qualcuno c’è riuscito. Si intitola “…nel cuore del futuro” ed è un catalogo fotografico di Alessio Duranti, giovane fotografo (e tante altre cose) della nostra provincia. More…
“Abbiamo visto di peggio”. E su questo non c’è dubbio. Il Drappellone dipinto da Rosalba Parrini per il Palio del 2 luglio – presentato l’altro ieri nel Cortile del Podestà, con una cerimonia poco affollata e a tratti sbrigativa, ché giocava la Mens Sana e c’era da andare al palazzetto – non ha entusiasmato, né fatto gridare allo scandalo. Commenti divisi, come accade ogni santa volta (per fortuna non siamo tutti uguali!), ritmati dall’inevitabile “io lo prenderei anche bianco”. Tant’è.
Ai senesi piace perché è un Palio di pancia – colori accesi, della passione, regge bene il primo impatto visivo – e perché ci sono i cavalli (e coi cavalli, si sa, qui si casca sempre in piedi) e perche la Madonna è classica, tradizionale, e le bandiere delle contrade pure, e c’è la Piazza del Campo. Insomma, non rischia niente; è come il nero, sta bene con tutto. Un po’ cubista, un po’ futurista, un po’ d’avanguardia russa, quella dedica ai partigiani che si trasformano in stelle d’oro. Non è mica brutto, nel senso letterale del termine. Non è brutto.
Ma, soprattutto, “abbiamo visto di peggio”.
“Le pale d’altare si guardano sugli altari, i crocifissi in mezzo alle absidi e tutti i santi nelle cappelle laterali”. Più o meno questa la frase che ogni volta che una mostra riunisce opere di un artista rinascimentale si sente ripetere. E poi lamentazioni come: assurde le file per visitare una mostra a pagamento quando poi nelle chiese e nelle pinacoteche non ci va nessuno. Tutto legittimo ed anche condivisibile, ma a questo punto dobbiamo infatti pensare a che significato diamo alle mostre, grandi mostre-evento comprese.
Sono stato alla mostra fiorentina di Palazzo Strozzi “Pontormo e Rosso – Divergenti vie della maniera” ed immediatamente ho capito il significato scientifico dell’evento, il motivo per cui questa mostra è stata allestita e per cui in tanti la stanno visitando: un parallelo tra due artisti coevi ma diversi, una ricerca quindi di confronto tra opere ed artisti conosciuti da tutti ma sotto un punto di vista nuovo. Io, che non sono un esperto d’arte, avevo un’idea di Rosso Fiorentino data dalla sua bellissima deposizione conservata a Volterra. More…
Si torna a parlare di Santa Maria della Scala e, stavolta, lo si fa allargando l’orizzonte. E’ stato convocato proprio a Siena, infatti, il prossimo 23 maggio, il tavolo interistituzionale che sarà chiamato a organizzare il trasferimento del patrimonio della Pinacoteca nei locali dell’antico Spedale. A Palazzo Berlinghieri si incontreranno, dunque, i rappresentanti di tutte le istituzioni coinvolte – Comune, Provincia, Regione, Direzione regionale, Soprintendenze, Arcidiocesi (proprietaria di una parte delle opere che fanno capo al Museo diocesano) e, ovviamente Ministero che deve dettare la linea, giacché le opere in Pinacoteca sono di proprietà e quindi di competenza dello Stato.
C’è un piccolo angolo di Siena proprio nel centro di Bruxelles. Giocando d’anticipo sulla grande mostra che la Commissione Europea (pare) dedicherà al gotico senese durante il semestre di presidenza italiana, un manipolo di coraggiosi e determinati giovani senesi ha varcato i confini della patria natia, per aprire un temporary space e iniziare a piantare radici nel cuore della capitale d’Europa.
Il progetto che ha portato qui la Galleria FuoriCampo parte da lontano, da un’idea importante che ruota intorno alle residenze d’artista [Artiste Domicilié(e)], che per noi profani significa permettere a un artista di risiedere per un periodo in un altro paese – ospitato da un mecenate, spesso collezionista o comunque addetto ai lavori – per immergersi in un’altra cultura, contaminarsi con le altre tendenze, crescere, fare network, imparare, scambiarsi idee e suggestioni e, alla fine, produrre nuovi lavori che possano godere appieno di questa contaminazione. Quello che – per capirsi – anche la candidatura a Siena 2019 ha inserito in uno dei dieci progetti flagship, pensandolo in entrambi i sensi: artisti senesi che vanno, artisti stranieri che arrivano.
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