E cominciamo col mettere le mani avanti e mostrare le credenziali. Non ho cambiato idea rispetto all’ultimo articolo e riporto quello che penso ed ho sempre pensato sulla commercializzazione dell’offerta culturale cittadina ad opera di una società privata: “E non venite a dirci: son riusciti a fare quello che altri non hanno fatto. Chiediamoci se nel “non fare” degli altri poteva entrarci qualcosa la dimenticata necessità di mantenere il buongusto. Chi fa programmazione culturale ha questo obbligo morale, chi fa marketing, ovviamente no”.
Questo dicevo e questo continuo a pensare. Credenziali mostrate.
Detto questo non sposo le polemiche inutili e preventive sull’operazione “Divina Bellezza” organizzata da Opera-Civita per il Museo dell’Opera del Duomo in piazza Jacopo della Quercia. Non lo sposo proprio perché si tratta di operazione di marketing turistico, mi auguro ben fatto per altro, ma questo lo sapremo a stagione finita.
Non mi piacciono le critiche per partito preso. Sono il primo a contestare il potere che la città sta dando ad una società privata nel campo della progettazione culturale, ma in questo caso si parla d’altro. More…
Tutto quello di cui non abbiamo parlato
No, non siamo morti e non siamo neppure in ferie. Sapete che c’è? Parlare di cultura stanca. Parlare di cultura in una città dove questo argomento è dibattuto in modo continuo e spesso in profondità soltanto però per motivi strumentali mi fa sentire inadeguato, mi spinge a zittirmi, a pormi laterale.
Eppure in questi mesi ne avremmo avuti di argomenti: il solito post sul drappellone per esempio, ma anche un bella presa di posizione un po’ più intelligente di quelle sentite fino ad oggi sulle parole dell’etologo e divulgatore Danilo Mainardi (perché ironizzare su Mainardi chi? o “tale Mainardi”, mette solo in luce la nostra ignoranza, non la sua) perché è innegabile che non può non farci porre domande serie un periodo come questo: “Il parterre di piazza del Campo nel corso del Palio riunisce individui ingenuamente convinti di essere parte di un evento culturale, mentre non sono altro che folla unita momentaneamente nel consumo di un rito…E in nome della «supposta» tradizione culturale, continuano a essere praticate e difese abitudini ormai anacronistiche”. Parliamone del fatto che il Palio stia diventando il consumo di un rito anacronistico, senza indignarsi preventivamente, proviamo a scomporre queste parole e diamo loro un senso. More…
E arriviamo anche qui a parlare dei Fisiocritici, un museo, uno spazio scientifico della città che rischia la “chiusura”. Non possiamo non affrontare il problema, un problema simile ad altri: abbiamo patrimoni culturali e spazi di interesse che però non possono essere fruiti normalmente dalla cittadinanza. Ma ora ditemi in tutta coscenza: chi di voi ha visitato per puro interesse i Fisiocritici? Chi di voi ha portato i propri figli a fare un giro in quelle stanze, in quella sorta di “museo della scienza” che in altre città fa da polo attrattore? Chi ha portato un amico forestiero a visitare i fisiocritici? Suvvia, non fate i maestrini, nessuno di voi, il cinque per cento di voi. Io stesso sia chiaro li conosco perché nella sala della meridiana dei Fisiocritici ci facevo lezione di Semiotica delle Arti e Sociologia, perché ai miei tempi mancavano aule. Vi arriva l’amico del nord che si trattiene a Siena due giorni e lo portate a fare un giro in città, al limite museo civico, al limite al Santa Maria se c’è qualcosa. Poi lo caricate in macchina e lo portate a San Gimignano o a Pienza, dipende. La pinacoteca neppure voi ci siete mai entrati, dei fisiocritici neppure ne avete sentito parlare. Fino ad oggi. More…
Parliamo di bene pubblico e di bene culturale, di bene architettonico ed archeologico. Parliamo di patrimonio di tutti noi che ci proviene dal passato e nel corso del tempo è stato conservato e valorizzato. Parliamone in termini chiari partendo da quello che dice la Costituzione: è la Repubblica italiana (fiaccamente celebrata pochi giorni fa) che tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico del nostro Paese. La Repubblica, quindi tutti noi, quindi il pubblico. Partendo da questo principio fondamentale poi si possono declinare azioni e co-azioni.
Pensiamo quindi ad un grande complesso monumentale e bene archeologico, in parte recuperato ed in parte ancora da ristrutturare, restaurare ed anche scoprire, perché l’accumulo dei secoli ha reso nascoste tante sue parti, senza dubbio inutilizzate. Adesso poi immaginiamo un’amministrazione che è stata capace, in rete con altre realtà pubbliche e private con funzione mecenatesca, di attrarre le risorse necessarie per recuperare tutta questa parte, enorme e complessa, che aveva bisogno di restauri accurati e senza dubbio costosi. More…
Ci siamo chiesti spesso se esistesse una politica culturale dell’amministrazione comunale, oggi invece abbiamo finalmente capito che ci ponevamo la domanda sbagliata. La giusta è: esiste qualcuno che si occupa delle politiche culturali assumendosene delle responsabilità? Sì perché, troppo spesso, abbiamo attaccato l’assessore Vedovelli quando invece lui ha dichiarato con i fatti di non volersi assumere la responsabilità delle scelte politiche in campo culturale, giusto o sbagliato che sia (per me sbagliato, l’ho detto) ha perseguito altre forme: tavoli parlanti e scriventi (copyright Roberto Barzanti), Stati generali, bandi pubblici. Oggi queste formule gli si ritorcono contro, ma non per responsabilità sua ma della macchina amministrativa, presupponiamo. More…
Cinema, Danza, Eventi, Idee, Teatro
C’è stato un tempo in cui l’istituzione culturale più importante della città produceva anche cultura. Nel senso: bene la didattica, la formazione, la ricerca e la conoscenza, ma in prima persona questa storica istituzione produceva spettacoli, cinema, musica oltre ad offrire anche una “stagione” di tutto rispetto. Chiaramente sto parlando dell’Università degli Studi di Siena, oltre dieci anni fa. E dico Università degli Studi perché a quei tempi nessuno aveva ancora tolto – sciaguratamente – quel riferimento agli Studi Senesi del dugento dal nome del nostro Ateneo cittadino. More…
Arte, Cinema, Danza, Eventi, Idee, Libri, Musica, Santa Maria, Teatro
Se l’articolo di Giulia arrivava fuori tempo massimo il mio arriverà ancora più in ritardo, ma, lo dico subito, questo è inevitabile perché gli stessi Stati generali arrivavano decisamente in ritardo e questo è stato il loro principale difetto. Di contro il mio giudizio complessivo è decisamente positivo. Questi stati generali hanno riunito davvero gli operatori ed in alcuni tavoli hanno finalmente fatto dialogare esperienze, progetti e personalità che difficilmente si parlano e soprattutto hanno mostrato (non in ogni tavolo, ma in molti) una nuova generazione che nel frattempo è nata e si è formata ed ha lavorato bene o male nell’anonimato, lontano dalla visibilità e senza farsene un cruccio. More…
Arte, Cinema, Danza, Eventi, Idee, Libri, Musica, Santa Maria, Teatro
Ok. Siamo (forse) fuori tempo massimo. Degli Stati generali della cultura abbiamo parlato e ascoltato tutti quanti: molte osservazioni, molti punti di vista, molto di tutto. Noi della BombaCarta abbiamo cercato di farne una cronaca in tempo più meno reale grazie al live twitting tramite il nostro profilo (non siete ancora nostri follower?? malissimo. followateci qui!) ma è giunto comunque il momento di tirare un po’ le somme.
Lo farò, così, per punti, tentando di riassumere le questioni. Dunque. Partiamo dalle buone notizie.
Arriva l’Expo, si salvi chi può! Non so perché, ma i dati diffusi con magnificente entusiasmo – 8 milioni di biglietti già venduti, di cui 5 all’estero e uno solo in Cina – a me fanno girare la testa. E per carità, lo so che è un evento importante, che smuoverà visitatori da tutto il mondo, che è una grande vetrina per l’Italia – sperando che la vetrina migliori, con il tempo, perché se ci mettiamo in vetrina su verybello.it, amici miei, siamo messi male, ve lo dico – ma non vorrei che tutto questo entusiasmo ci sfuggisse di mano. A sessanta giorni, poco meno, dall’inaugurazione ufficiale dell’Expo, a Milano si fanno le corse contro il tempo e i conti col pallottoliere per capire quante migliaia di operai servono per riuscire a concludere i lavori e evitare la figuraccia mondiale, ma altrove non si fa che parlare di come l’Expo aiuterà tutto e tutti e porterà la nostra terra all’attenzione di un pubblico internazionale fantasmagorico.
A Siena l’intero comparto artistico si trova di fronte a una svolta nelle relazioni con la Pubblica Amministrazione, che appare orientata a utilizzare sistematicamente la messa a bando delle risorse disponibili in un’ottica di trasparenza e di regolamentazione quanto più possibile equanime. Intento lodevole, se non fosse che questa lodevolezza di intenti inciampa in una messa in pratica fatta un po’ alla cieca e un po’ alla buona. Per dare prova di questo utilizzeremo due esempi, utilizzando la metafora del ristorante – adeguata per un comparto a più riprese descritto come composto da gente che mangia alle spalle della società – e facendoli precedere da un assunto piuttosto ovvio ma necessario. Se voglio aprire un ristorante devo avere cuochi e camerieri in grado di preparare i cibi e di servirli adeguatamente, altrimenti il ristorante, ossia il sistema dei bandi, è già bello che andato. Preparazione, competenza, affidabilità, e perché no, uno straccio di prestigio. More…
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