Quando Gianni Brera veniva a Siena andava all’Enoteca Italiana, lì stappavano vini per lui e discutevano sul futuro della campagna e delle coltivazioni vinicole. Quando Luigi Veronelli veniva a Siena andava a rifugiarsi dai contadini del Chianti e vedeva la realtà della campagna e delle coltivazioni. Questo ho pensato leggendo il libro “Nella valle senza nome” di Antonio Leotti, che racconta una piccola storia di un agricoltore contemporaneo, non un contadino perché come dice l’autore non esistono più i contadini per fortuna, che morivano giovani e stanchi. Non che Brera sbagliasse o Veronelli facesse bene o viceversa: erano due modi diversi di affrontare comunque con serietà un tema. More…
Arte, Cinema, Danza, Eventi, Idee, Libri, Musica, Santa Maria, Teatro
Se l’articolo di Giulia arrivava fuori tempo massimo il mio arriverà ancora più in ritardo, ma, lo dico subito, questo è inevitabile perché gli stessi Stati generali arrivavano decisamente in ritardo e questo è stato il loro principale difetto. Di contro il mio giudizio complessivo è decisamente positivo. Questi stati generali hanno riunito davvero gli operatori ed in alcuni tavoli hanno finalmente fatto dialogare esperienze, progetti e personalità che difficilmente si parlano e soprattutto hanno mostrato (non in ogni tavolo, ma in molti) una nuova generazione che nel frattempo è nata e si è formata ed ha lavorato bene o male nell’anonimato, lontano dalla visibilità e senza farsene un cruccio. More…
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Ok. Siamo (forse) fuori tempo massimo. Degli Stati generali della cultura abbiamo parlato e ascoltato tutti quanti: molte osservazioni, molti punti di vista, molto di tutto. Noi della BombaCarta abbiamo cercato di farne una cronaca in tempo più meno reale grazie al live twitting tramite il nostro profilo (non siete ancora nostri follower?? malissimo. followateci qui!) ma è giunto comunque il momento di tirare un po’ le somme.
Lo farò, così, per punti, tentando di riassumere le questioni. Dunque. Partiamo dalle buone notizie.
La media italiana di cittadini che hanno letto, nel corso del 2014, almeno un libro è del 41%. La Toscana supera questa media arrivando al 48% della popolazione. Di più in assoluto si legge a Trieste e di meno a Palermo e nelle isole.
Secondo i dati diffusi dall’Istat nel 2014 oltre 23 milioni 750 mila persone, di 6 anni e più, dichiarano di aver letto almeno un libro, ma rispetto ai dati del 2013 la quota di lettori di libri è scesa (nel 2013 erano il 43%).
Chi è che legge di più in Italia: le donne. Complessivamente il 48% delle donne e solo il 34,5% dei maschi hanno letto almeno un libro nel corso dell’anno. A quale età si legge di più? Tra gli 11 e i 14 anni legge almeno un libro il 53,3%. Per fortuna ci sono poi i cosiddetti lettori forti, le persone che leggono in media almeno un libro al mese, questi sono il 14,3% del totale, una categoria sostanzialmente stabile nel tempo. La crisi della lettura è da attribuire soprattutto a una diminuzione dei “lettori deboli” (da 11,5 milioni del 2013 a 10,7 del 2014, pari a una variazione annua del -6,8%). Quasi un lettore su due (45%) dichiara di aver letto al massimo tre libri in un anno.
Mettiamoci alla prova: stando al vecchio gioco del suddividere le persone in base alla loro predisposizione nel vedere un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, mi sto interrogando se in questi giorni a Siena ha chiuso una storica libreria oppure ha aperto una nuova esperienza imprenditoriale e culturale. Sì perché non di sola Siena 2019 vive la città in queste ore, inaugurerà infatti il 18 ottobre la libreria caffetteria Cartazucchero, che sorge dopo l’esperienza della libreria Ancilli che ha chiuso definitivamente i battenti da un mese circa. Le sorelle Belli (Maddalena ed Elisabetta), con Claudio (il Parri che vestirà inediti panni di vivandiere), hanno scelto un giorno non casuale per cominciare la loro avventura, quello successivo al verdetto su chi sarà capitale europea della cultura nel 2019. Hanno voluto – immagino io – stare fuori dalle voci, dalla bagarre, dalle magliette colorate, dalle manate magenta e calzettoni per colonne fatte “dalle nostre donne di contrada” (op. cit.). More…
Date da ricordare. Quel 26 agosto 1992 quando al mattino i sarajevesi già piegati dai primi mesi di assedio sentirono odore di fuoco, di carta bruciata. Quando le strade erano invase di bruscoli neri, bruciacchiati. Erano i libri in fiamme, distrutti, ridotti in cenere della Vijećnica, la biblioteca di Sarajevo. Libri, documenti antichi, simboli dell’unione culturale della città bosniaca dove culture differenti convivevano da secoli. La notte precedente la biblioteca fu infatti bersaglio degli obici dei serbi di Bosnia asserragliati sulle alture attorno alla città. Quell’edificio annerito è rimasto uno dei simboli di quella assurda guerra civile. E qui veniamo alla seconda data da ricordare, quella del 9 maggio 2014, quando finiti i restauri (finanziati da nazioni ed associazioni di tutto il mondo) la biblioteca della Vijećnica ha riaperto le porte.
“L’Europa ha scelto il 9 maggio come sua festa perché in quel giorno era stato battuto il fascismo. La costruzione dell’Unione europea ha fatto superare il fascismo delle società dei suoi paesi, stabilendo nuove fondamenta di libertà, tolleranza, parità tra popoli, solidarietà e democrazia. Tutto questo è sintetizzato dalla Vijećnica. Lei è il simbolo della vittoria sul fascismo”. Queste sono state le parole del sindaco di Sarajevo, Ivo Komšić More…
(ma ci prova)
L’altro ieri sera, a tarda ora, mangiavo polentina con Violetta Bellocchio, chiacchierando di come avesse scelto lo stile linguistico e narrativo che caratterizza “Il corpo non dimentica” (il suo ultimo libro, edito da Mondadori). Polentina, stile linguistico e parrucchiere della Rai, giacché Violetta aveva ancora la messa in piega ‘cotonata’ perché era arrivata a Siena dritta dritta da Milano, dopo aver partecipato a un programma mattutino della Rai, appunto.
Dalla Rai alla polentina e, soprattutto, alle mie domande – che l’ora rendeva, diciamocelo, forse assurde – sullo stile narrativo: su quanto avesse attinto dal cinema, visto che dagli studi in ambito cinematografico lei proviene, e su quanto invece avesse voluto mettere nero su bianco la sensazione sconnessa e a volte faticosa di recuperare i ricordi di una vita che hai seppellito sotto litri di alcol.
No, vabbè, sto andando troppo veloce. Facciamo un passo indietro.
L’altro ieri sera, a tardo ora, io e un’altra ventina di persone eravamo a cena con Violetta Bellocchio.
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