Da un grande potere derivano grandi responsabilità. Quindi, d’ora in poi, esercenti e gestori di locali senesi a voi vanno oneri e onori. E’ stato approvato ieri notte (sì, avete letto bene, notte) il nuovo Regolamento comunale che disciplina i pubblici spettacoli: una norma necessaria per spazzare via e aggiornare una legislazione obsoleta, datata 1996 e aggiornata nel 2005, prima ancora che la liberalizzazione arrivasse a cambiare usi e costumi (e orari) degli esercizi pubblici.
Arte, Cinema, Danza, Idee, Musica, Scenario, Teatro
Ovvero quando la ricerca di spazi ci fa diventare pazzi
Negli ultimi anni siamo diventati tutti geometri. Ma proprio tutti, anche nel contesto artistico e culturale cittadino. Urbanisti, architetti, periti edili, esperti di agibilità, tecnici 626, periti elettronici. Non esiste più un operatore culturale che non si senta investito di autorità urbanistica e questo per un paio di motivi, che si raccolgono tutti sotto l’unico detto del “necessità, virtù”. Capita sempre più spesso infatti di dover utilizzare spazi non adeguati per allestire spettacoli, concerti, proiezioni, incontri pubblici o quant’altro e di conseguenza gli organizzatori sono costretti a rendere agibile uno spazio che non lo è e soprattutto si ingegnano per individuare questi spazi non adeguati ovunque in città. E allora serate danzanti nei bar, musica dal vivo in piccoli soppalchi, proiezioni in sale dall’acustica impossibile, spettacoli nei musei, nelle chiese, nelle librerie, nelle terrazze, in case private e pubbliche, per strada. More…
E allora affrontiamola questa benedetta differenza tra ciò che è aggregativo e di intrattenimento e ciò che invece è specificatamente culturale. Il problema non è di così scontata soluzione come si possa pensare e riguarda non soltanto Siena, ma in generale il nostro Paese. Diamo infatti troppo spesso per scontata la definizione di “cultura” e tutto diventa culturale purché si occupi di una disciplina che afferisce al mondo ampio e indefinibile delle scienze umane. Qualsiasi libro è cultura, leggere è consumo culturale. Qualsiasi film è cultura, il cinema è industria culturale. La musica è cultura, qualsiasi concerto eleva culturalmente la nostra mente. Le mostre sono eventi culturali, non soltanto eventi o eventi di richiamo turistico. Oh, ero sarcastico, naturalmente le cose non stanno così.
Sgombriamo il campo: io in centro ci abito. So bene, dunque, cosa significa. Sono consapevole dei suoi aspetti stupendi e delle sue criticità. Insomma, lo tocco con mano, ogni giorno. Mi godo la luce indescrivibile dei tramonti, quando le rondini segnano il cielo di primavera a contrasto con il marmo che luccica, e bestemmio dietro agli incivili che vomitano e usano il portone di casa mia come orinatoio a cielo aperto; assaporo il rumore dei miei passi sulle lastre, quando in giro non c’è nessuno, e impreco contro gli ubriachi che alle 4 del mattino berciano improbabili canzoni stonate barcollando verso casa. Insomma, so di cosa parlo. Lunedì sera ero, come tantissimi, alla serata di chiusura di Un Tubo: c’ero perché è un luogo che mi piace e che ho sempre sostenuto, c’ero perché esserci significava anche lanciare un messaggio.
Arte, Cinema, Danza, Idee, Musica, Teatro
ovvero, un vademecum di pubblica utilità sui cosiddetti tavoli di lavoro delle politiche culturali
Siena ha un nuovo assessore alla cultura, la professoressa Francesca Vannozzi. Mentre tutti salutano con gioia questa scelta (che a me lascia non poche perplessità, invece) vorremmo ripercorrere per i distratti, gli assenti, i disinformati una delle eredità più importanti che hanno tracciato questi primi anni di assessorato alla cultura.
Tutti ne parlano oggi, anche il sindaco ed anche il Pd, alcuni li usano come un’arma contro il Vedovelli altri come un’eredità importante, ma nessuno di loro sa veramente cosa siano stati gli Stati Generali (noi c’eravamo, ne abbiamo scritto qui e qui) e soprattutto i tavoli di lavoro successivi. Si fa molta confusione, infatti. More…
(Lettera aperta al professore Vedovelli, assessore alla cultura del Comune di Siena, per invitarlo a vedere Luca Nostro Quartet il prossimo lunedì 4 aprile, ultimo concerto del locale Un Tubo prima della sua definitiva chiusura)***
Egregio assessore, le parlerò di una sindrome. Raccontano in città che il padre di Tozzi, a quanto pare, fosse un uomo burbero, un tipo po’ manesco. Come dire, un gazzillòro venuto qui da Pari e più che mai convinto che il figliolo fosse veramente un buono a nulla. Un minorato mentale secondo lui. Un tipo che avrebbe fatto meglio a zappare la terra invece che scrivere romanzi. A me capita spesso di passeggiare nei luoghi di Tozzi dentro e fuori questa città, e di provare un forte imbarazzo. È in questi momenti che penso alla sindrome, di cui non dirò ora ma ne accennerò più avanti, se avrà la pazienza di leggermi fino in fondo.
Mi trovato a discutere pochi giorni fa su una questione di lana caprina, una discussione inutile con risultati trascurabili. Insomma di quelle discussioni che alla fine ci divertono e che non cambieremmo con un seminario di premi Nobel. L’oggetto del certamen: la musica popolare è antistorica e reazionaria. Che ora detta così è una bestemmia bella e buona ma attenzione a prenderla alla leggera: se si parla di un passato agricolo, se si fa nostalgia di un mondo lontano dal progresso si viene tacciati di fascismo da lontano. Se lo si fa in musica invece siamo popolari e folk. Se lo fa José Bové è un criptofascista se lo fa Giovanna Marini è la compagna Marini che canta le lotte popolari.
Arte, Cinema, Danza, Eventi, Idee, Libri, Musica, Santa Maria, Teatro
Se l’articolo di Giulia arrivava fuori tempo massimo il mio arriverà ancora più in ritardo, ma, lo dico subito, questo è inevitabile perché gli stessi Stati generali arrivavano decisamente in ritardo e questo è stato il loro principale difetto. Di contro il mio giudizio complessivo è decisamente positivo. Questi stati generali hanno riunito davvero gli operatori ed in alcuni tavoli hanno finalmente fatto dialogare esperienze, progetti e personalità che difficilmente si parlano e soprattutto hanno mostrato (non in ogni tavolo, ma in molti) una nuova generazione che nel frattempo è nata e si è formata ed ha lavorato bene o male nell’anonimato, lontano dalla visibilità e senza farsene un cruccio. More…
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Ok. Siamo (forse) fuori tempo massimo. Degli Stati generali della cultura abbiamo parlato e ascoltato tutti quanti: molte osservazioni, molti punti di vista, molto di tutto. Noi della BombaCarta abbiamo cercato di farne una cronaca in tempo più meno reale grazie al live twitting tramite il nostro profilo (non siete ancora nostri follower?? malissimo. followateci qui!) ma è giunto comunque il momento di tirare un po’ le somme.
Lo farò, così, per punti, tentando di riassumere le questioni. Dunque. Partiamo dalle buone notizie.
Arte, Cinema, Danza, Idee, Musica, Teatro
ovvero riflessioni in ordine sparso sulla formazione verso il contemporaneo
Spesso in queste righe abbiamo parlato di formazione del pubblico, della necessità di creare una conoscenza tale da permettere la creazione di un gusto personale. Questo compito a chi spetta? Agli artisti? Agli operatori? Alle politiche culturali di un Paese? O di una città?
Innanzitutto è un ruolo che spetterebbe all’Istruzione, quindi al mondo della formazione primaria e secondaria, alle scuole. Quindi alle politiche culturali di un Paese. Se questo non avviene, la necessità sarà quella di un ruolo supplente: quindi le politiche culturali di un’area più ristretta.
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