Tutto quello di cui non abbiamo parlato
No, non siamo morti e non siamo neppure in ferie. Sapete che c’è? Parlare di cultura stanca. Parlare di cultura in una città dove questo argomento è dibattuto in modo continuo e spesso in profondità soltanto però per motivi strumentali mi fa sentire inadeguato, mi spinge a zittirmi, a pormi laterale.
Eppure in questi mesi ne avremmo avuti di argomenti: il solito post sul drappellone per esempio, ma anche un bella presa di posizione un po’ più intelligente di quelle sentite fino ad oggi sulle parole dell’etologo e divulgatore Danilo Mainardi (perché ironizzare su Mainardi chi? o “tale Mainardi”, mette solo in luce la nostra ignoranza, non la sua) perché è innegabile che non può non farci porre domande serie un periodo come questo: “Il parterre di piazza del Campo nel corso del Palio riunisce individui ingenuamente convinti di essere parte di un evento culturale, mentre non sono altro che folla unita momentaneamente nel consumo di un rito…E in nome della «supposta» tradizione culturale, continuano a essere praticate e difese abitudini ormai anacronistiche”. Parliamone del fatto che il Palio stia diventando il consumo di un rito anacronistico, senza indignarsi preventivamente, proviamo a scomporre queste parole e diamo loro un senso. Ma non lo abbiamo fatto, neppure qua (Giulia a dire il vero lo ha fatto e bene: qua). Perché anche in questo “gioco” ha vinto la strumentalizzazione.
Poi non abbiamo parlato di Siena capitale italiana della Cultura 2015, non tanto del programma che per quel che si capisce è in continua ridefinizione ma del fatto che gran parte dei finanziamenti disponibili saranno utilizzati in opere strutturali e restauri a cominciare dai restauri dei alcune opere di Ambrogio Lorenzetti, in parte “in sito” ed in parte trasferendole al Santa Maria della Scala che diverrà l’atteso “pronto soccorso culturale”. Ecco, parliamo del Santa Maria della Scala… Perché come è come non è nessuno che ripete in maniera ossessiva l’unica grande verità rilevante parlando di patrimonio storico e artistico cittadino: il Santa maria diverrà un museo. stop. Uno spazio vuoto per mostre temporanee unito alla nuova pinacoteca. Di tutto il progetto di cui abbiamo parlato per venti anni non rimane nulla: di produzione e di ricerca, di riflessione sui beni artistici e proposte culturali non se ne parlerà più. L’importante è saperlo che ci mettiamo l’anima in pace. Invece di Santa Maria se ne parla per la nomina (futura) del nuovo (primo?) direttore che curerà anche il Museo Civico e il Museo dell’Acqua, tre al prezzo di uno, visto che si sono accorti di non avere un direttore museale in comune (ci piace pensare che se ne siano accorti anche grazie al nostro articolo sui Fisiocritici). Se ne parla per l’affidamento ad Opera dei servizi del museo ad un prezzo a cui avrebbe potuto partecipare solo questa realtà che può mettere in atto economie di scala. Non si parla più del progetto. Neppure i partiti ne parlano, serbandosi l’argomento per la campagna elettorale. Già i partiti… Era la campagna elettorale del Valentini quando in un incontro al Siena Jazz il candidato del Pd, disturbato dai suoni del luna park che entravano dalla finestra disse: non più luna park in Fortezza e anche il mio partito dovrà rinunciare alla sua festa provinciale in questo spazio. Ecco, ha vinto il luna park che fino a venti giorni fa era sempre lì più triste ed invecchiato che mai. La Festa del Pd estinta, come la spinta propulsiva della rivoluzione d’ottobre…
Poi di cosa non abbiamo parlato? Della nuova estate Chigiana, ma di questo parlano i fatti: qualità e quantità degli spettacoli pare non lascino dubbi. Lascia dubbi invece il Laudeatur di Opera-Civita che si definisce festival musicale spirituale ma che di spirituale aveva solo il luogo dei primi concerti, la cattedrale e che la scorsa settimana ci ha regalato l’operazione di marketing musicale più sfacciata degli ultimi anni, quel Giovanni Allevi che riempie le piazze con la sua disonesta collocazione autoriale. A tutti piace sentirsi più intelligenti di quel che si è e piazzare un pianista e venderlo come fenomeno pop per gusti raffinati è un’idea da non condividere. Ma in fondo l’intera operazione si sposa perfettamente con la commercializzazione di chi ha organizzato gli aperitivi con vista Caravaggio. E non venite a dirci: son riusciti a fare quello che altri non hanno fatto. Chiediamoci se nel “non fare” degli altri poteva entrarci qualcosa la dimenticata necessità di mantenere il buongusto. Chi fa programmazione culturale ha questo obbligo morale, chi fa marketing, ovviamente no.
Di tutto questo non abbiamo parlato e speriamo di chiuderla qui. Adesso scusate ma al solito in giro per la Toscana e per la nostra provincia ci aspettano iniziative interessanti, che non ci fanno uscire certi della nostra cultura e della nostra intelligenza (o della nostra forza che ci proviene dalla tradizione medievale e si è sempre fatto così e sempre lo faremo etc etc), ma ci lasciano smarriti e pieni di dubbi. Come deve essere.
Giuseppe Gori Savellini
ps- Inaugura il 23 luglio un nuovo percorso di installazioni e opere al Museo per Bambini del Santa Maria della Scala, tre progetti espositivi: Il giardino di Alice delle Grimm Twins; La volpe e il polledrino della giovane illustratrice Viola Niccolai e la mostra Ritratti di Paul de Flers. Il primo grande evento dedicato al contemporaneo su cui pare che Siena 2015 punti molto in vista dei mesi di settembre e ottobre. Ecco questa è una buona notizia su cui vorremmo parlare. AGGIORNAMENTO: sull’opera della Niccolai questa bella visione/recensione di Irene Barrese, dagli amici del Lavoro Culturale.
ps- in foto quello che doveva essere l’anno della Fortezza. A giorni usciranno le proposte di riuso e rilancio. Inizia la fase post-festadellunità, auguriamoci che non sia vuota come in questa immagine e che non ci facciano rimpiangere la fase precedente
Ciao Giuseppe,
mi piace l’immagine che hai scelto!
Saluti
Federico
Beh, detto da te è un onore! È una foto scattata col mio stupido cellulare…