A scopo puramente informativo e senza nessun intento diretto di costruire polemica (ho detto diretto, sì): in Umbria, a Perugia (candidata italiana, con Assisi, a Capitale europea della cultura per il 2019, tra l’altro) c’è una mostra di Steve Mc Curry. Ah, diranno subito i miei piccoli lettori: a Siena l’abbiam fatto per mesi, non finiva mai, una bella mostra sui reportage del più grande fotografo statunitense in attività che l’hanno dovuta smontare di forza che sennò era sempre al Santa Maria della Scala! Sì, vero. Solo che la mostra “Steve McCurry viaggio intorno all’uomo” è arrivata a Siena dopo essere già stata esposta in quattro città e aver già raggiunto 400 mila visitatori (si vantavano sul sito), mentre la mostra perugina non soltanto è inedita ed originale ma soprattutto è una produzione specifica per l’Umbria, per quegli spazi e soprattutto per quei volti.
Questa è la differenza tra una mostra “comprata” ed una mostra prodotta. Tra qualcosa che parte da un luogo e resterà legata a quel luogo e a quei volti per sempre, fino a portarli altrove, fino a far conoscere l’Umbria e gli umbri in tutto il mondo (ha già avuto un mini tour a Bruxelles) contro qualcosa che ti arriva da fuori, già confezionata e soprattutto già pagata. Perché il problema principale è questo: nessuno ha più voglia di investire in eventi del genere, si cerca sempre il modo per ottenere “il massimo con il minimo sforzo”, certo, il massimo possibile, accontentandosi.
La mostra umbra è un progetto ambizioso che credo abbia costi altrettanto ambiziosi con una ricaduta d’immagine sulla candidata europea ed il suo turismo che non sarà facilmente calcolabile nell’immediato, ma sul lungo periodo. Noi ci diciamo che non ci sono soldi e che ben vengano le società che organizzano e mettono in pratica le loro idee purché non ci costino nulla (o quasi). Bene, ma allora facciamola finita; mi va bene ma questo si chiama provincialismo, basta una pro loco non scomodiamo le “politiche culturali”.
Ché poi, mica ce l’ha ordinato il dottore di candidarci a capitale della cultura. A scanso di equivoci: in questa sfida io ci credo ed il tafazzismo è quello di chi crede che tutto sia lecito e tutto abbia lo stesso valore, che la critica sia sempre solo e soltanto distruttiva. Dobbiamo fare dei distinguo, fare scelte di politica culturale che sappiano distinguere la semplice vitalità dalla proposta critica, innovativa ed anche didattica. Cattivi consiglieri, invece, sono coloro che accettano tutto senza rendersi conto che i danni d’immagine ed i passi falsi in campo artistico e culturale si pagano per molto, moltissimo, tempo.
Giuseppe Gori Savellini
ps- perché c’è sempre un ps. Aperte le iscrizioni per la gita a Perugia col Cral della Bomba Carta.
la foto di Steve Mc Curry è tratta dalla mostra Sensational Umbria
concordo pienamente. la politica del fumo negli occhi che siena ha perseguito a lungo ci fa apparire solo dei piccoli gazzillori davanti a chi fa davvero
Infatti..e lo stesso vale per quella rottura di happy che hanno fatto tutti..pensare a una cosa nuova era troppo difficile, meglio neanche provare a chiedere ai musicisti, danzatori e cervelli senesi se avessero un’idea per fare un video originale con siena protagonista, ben ci sta!!!impariamo dall’Umbria
Concordo con quasi tutto, tranne che con “una bella mostra sui reportage del più grande fotografo statunitense in attività”. Mc Curry sta al reportage come il carnevale sta al Natale. Il reportage, quello vero, viene fatto da fotografi che rischiano ance la loro incolumità, le cui foto non sono poi ripassate al computer e che mostrano talvolta i difetti tipici di chi è in condizioni precarie al momento dello scatto. Le foto di Mc Curry sono tutte “rifatte” al computer. E, fuori da ogni polemica, ci sarebbe molto da dire anche sulla mostra del Santa Maria, ma sarà per la prossima volta.
Mc Curry: un fotografo per tutte le stagioni.
A costo di sembrare demodé la mostra non mi è piaciuta, fotoshop a gogó non fa per me.
E ora Staino, ma chi va a vedere Staino, intanto solo italiani suppongo.
Ricordo con rimpianto una mostra sul Rinascimento senese, bellissima, opulenta. Nessuna pubblicità, ci ho portato solo le mie amiche di yoga.
La pubblicità è FONDAMENTALE. Quando ho detto a una mia amica di Milano che il Duomo ha un meraviglioso pavimento istoriato , mi ha detto ah sì? Quando OLF ha fatto quel battage pubblicitario facendolo passare come evento eccezionale anche se non lo era, lei è venuta e ha partecipato a un tour guidato. Forse dovrei trovarmi amiche più intelligenti, ma così è.
Insisto, l’autoreferenzialità, fare le cose solo per se stessi è una rovina.