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Idee, Scenario

Galleria del Palio: l’occasione che non possiamo perdere

8 Set , 2016  

C’è davvero bisogno a Siena di un Museo, anzi di una Galleria del Palio? Sì. Assolutamente sì. Definitivamente sì. Non ne siete convinti? Benissimo, allora giriamo la domanda. È normale che un visitatore che arriva a Siena – universalmente riconosciuta nel mondo come la ‘città del Palio’ – non abbia un luogo dove andare a chiedere, a scoprire, a informarsi, a conoscere il Palio stesso? No. Assolutamente no. Definitivamente no. Non è normale.

Se volessimo scomodare uno dei capostipiti della comunicazione di massa – quel Paul Watzlawic che sosteneva che “non si può non comunicare” poiché ogni comportamento ha valore di messaggio – allora noteremmo che anche il silenzio (o, in questo caso, l’assenza di narrazione) ha  valore di messaggio e questo messaggio è: state alla larga, noi qui non vi vogliamo, non vogliamo raccontarvi la nostra anima, la nostra Festa, la nostra tradizione, il nostro patrimonio culturale. Che è un po’ la versione edulcorata del caro vecchio “Siena ai senesi” o anche, in tempi mediaticamente più recenti “fuori la Rai dal tufo”.

Ora, finché si scherza si scherza, poi basta. Siamo (legittimamente) pronti a stracciarci le vesti quando qualcuno non dà la giusta considerazione al Palio come insieme di rituali e tradizioni che affondano in modo inscindibile nel patrimonio culturale e antropologico della città. E allora davvero non siamo pronti a impegnarci in prima persona perché questo ‘qualcuno’ abbia finalmente modo di comprendere?

Il dibattito sul museo, anzi sulla galleria, del Palio rischia di scivolare pericolosamente fuori dalla contemporaneità. Perché semplicemente Siena non può e non deve farne a meno.

Francamente non comprendo (ma è una visione del tutto personale) la posizione di convinta contrarietà portata avanti dal Magistrato delle Contrade. Teme, l’organo collegiale delle Consorelle, che la Galleria del Palio che troverà spazio nei Magazzini del Sale (che per inciso potrebbero così, finalmente, delineare una loro anima definitiva, smettendo di frullare i contenuti più disparati e apolidi) possa in qualche modo depauperare i 17 musei di contrada. Non deve essere così. E, francamente, non pare affatto che sia così, almeno ad ascoltare le intenzioni del comitato scientifico incaricato dal Comune di tracciare le linee guida del progetto.

I musei delle 17 contrade sono sacrosanti e intoccabili. Ho già scritto come la penso oltre un anno fa, quando circolò l’idea (fortunatamente messa da parte) di organizzare al Santa Maria della Scala una mostra dei Drappelloni ritenuti più significativi. Come ebbi modo di scrivere allora (se volete, lo rileggete QUI), lo spazio espositivo per i Drappelloni (e non solo) esiste già e sono i legittimi, sacrosanti e intoccabili musei di contrada. Non ho cambiato idea, da allora. Ma qui si parla di altro. Si parla di un livello di consapevolezza – o se vogliamo di comunicazione – precedente a quello dei musei di contrada. Sottostante ad essi.

La Galleria del Palio dovrebbe essere un luogo della narrazione collettiva. Una sorta di ‘didattica propedeutica’ per chi arriva a Siena e non sa niente. Niente. Davvero pensiamo che l’australiano o il russo che arrivano nella città del Palio e – per fortuna! – vogliono capire cosa sia mai questo Palio trovino il modo, la consapevolezza, l’informazione, l’occasione giusta e necessaria per varcare la soglia di un museo di contrada? Se lo pensiamo, pensiamo male.

È giusto invece che sia Siena stessa ad indicare questa via. Collettiva, ‘super partes’, antropologica sì, anche didattica: non l’ho scelta a caso questa parola. La Galleria del Palio dovrebbe essere un luogo dove avvicinarsi a questa Festa così complessa; dove iniziare a toccarla, scoprirla, assaporarla immergendosi nei suoni, nei rumori, nelle tradizioni che si nascondono dietro – o che forse è più corretto dire che stanno sotto – a quei tre giri di corsa visti e rivisti in tutto il mondo. Dovrebbe essere una sorta di laboratorio interattivo, molto poco esposizione di oggetti e cimeli e molto di più, invece, esperienza polisensoriale e anche multimediale. Più mostra su David Bowie che museo archeologico.

Ecco allora che non interferirà in alcun modo con i musei di contrada. Sarà invece – se ben gestito nella sua sinergia con il ‘fuori’ – un trampolino per avvicinare i visitatori ai rioni. Per incuriosirli a tal punto che decidano di andarci davvero in un museo di contrada, e magari a quel punto arrivarci più preparati, più consapevoli e, perché no, anche più rispettosi e pronti ad accogliere la bellezza.

Francamente, al netto delle posizioni politiche o personali, mi pare che le linee guida presentate dal comitato scientifico immaginino esattamente questo scenario. Nessun apocalittico annullamento dei musei di contrada, ma anzi una cerniera con essi, inevitabile se questa città decide (come pare evidente fin qui) che il turismo sia il suo principale asset strategico ed economico. Altrimenti possiamo serenamente dire che non ci interessa affatto che i visitatori si informino o conoscano. Che devono informarsi a casa loro e possibilmente venire già informati. Che, anzi, il Palio è nostro e gli altri più ne stanno lontani e meglio è. Però dobbiamo metterci d’accordo. Innanzitutto con noi stessi.

 

Giulia Maestrini

 

ps – per gli approfondimenti, necessari e dovuti come è giusto, così che ognuno possa farsi la propria opinione, al di là della mia: QUI trovate il comunicato stampa ufficiale del Comune; QUI il documento redatto dal comitato scientifico.

 

ps1 – fino al 15 ottobre il Comune accoglierà contributi, idee, proposte e critiche al progetto da parte di chiunque voglia partecipare: c’è una mail dedicata a cui scrivere che è questa: galleriapalio@comune.siena.it.

 

ps2 – tra il dire e il fare c’è di mezzo parecchio, soprattutto a Siena dove progetti faraonici sono rimasti, spesso e volentieri, sulla carta. queste sono le linee guida. la speranza, almeno la mia, è che la montagna non partorisca il topolino. ma quello lo vedremo solo col tempo.

 

p3 – sono molte le contrade e i contradaioli che si impegnano per rendere fruibile il proprio patrimonio anche ai visitatori esterni. Questo pezzo non è in alcun modo una critica a loro, ma lo sprone a fare qualcosa di più e meglio. Insieme.

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4 Responses

  1. […] post completo e sottoscrivibile di Giulia Maestrini (leggi) mi fa tornare sull’argomento “Galleria del Palio”, che è caldo e quindi va […]

  2. MARIO ASCHERI scrive:

    molto giusto, tutto ragionevole, cara Giulia!
    Volevo solo discutere della cornice complessiva non l’opportunità/necessità della Galleria, come ho messo in un post FB, che mando alla mail che hai indicato, e che comunque trovi facilmente. Grazie!
    Collabora a Salviamo Siena! E’ blog aperto cui i redattori mi hanno interessato: NON è personale, ma da costruire! Sei una delle persone giuste! A presto, m.

    • admin scrive:

      sulla cornice complessiva (così come sui contenuti, le modalità di allestimento, il dialogo coi musei di contrada e tutto il resto) credo che sia utile una riflessione comune e partecipata. come la mia, come la sua, come – spero – quella di tanti altri. contrade in primis! un saluto. G.

  3. david taddei scrive:

    condivido e da vecchio appassionato della scuola di Palo Alto plaudo alla citazione di Paul. Se in questa città si leggessero di più i suoi libri sarebbe più semplice portare avanti ragionamenti costruttivi senza limitarsi sempre a dire soltanto “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, tanto per citare Montale.

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