“La memoria amica come l’edera alle tombe, cari frammenti ne riporta in dono”. Una memoria che sia anche scomoda, una memoria che sia viva e non conciliante. Una memoria non retorica che riporti in superficie ciò che malamente abbiamo sempre cercato di rimuovere o addomesticare. Non c’è dubbio che la resistenza e la guerra civile abbiano subito negli anni (a cominciare dai primi anni dopo la Liberazione) un’operazione di addomesticamento della memoria senza precedenti. Si è definita la Resistenza, non a caso, Secondo Risorgimento togliendole così tutto il significato di guerra tra italiani e regalandole un po’ della retorica patriottarda che sul Risorgimento il fascismo aveva creato. Ma non è di questo che voglio parlare, siamo qua per raccontare un esperimento innovativo e tutti sappiamo quanto appaia difficile abbinare il termine “innovativo” con il concetto di resistenza e di – inevitabilmente – celebrazione. Eppure qualcuno c’è riuscito. Si intitola “…nel cuore del futuro” ed è un catalogo fotografico di Alessio Duranti, giovane fotografo (e tante altre cose) della nostra provincia. Il cataologo è relativo ad una mostra curata dall’Anpi provinciale e dalle Provincia di Siena per l’ultimo 25 aprile e questo dovrebbe farci drizzare subito i capelli, subito abbiamo pensato alla facile retorica, a bellaciao ed ai discorsi ufficiali ancorché ripetitivi. Invece no, Alessio a partire dalla copertina ci mostra un viso anziano, un partigiano (semel sacerdos semper sacerdos), assorto a guardare un bosco e sotto quella frase: nel cuore del futuro. Apparentemente un controsenso ma è in quell’uomo che risiede il futuro del nostro paese. La guerra partigiana non è stata una guerra di difesa, una guerra di protezione di vecchi equilibri, è stata una guerra tutta proiettata al futuro, una guerra dedicata alle generazioni successive. E questo libro ci mostra gli ultimi di quei combattenti inevitabilmente invecchiati, ma ancora legati a quei luoghi, a quei momenti ed a quelle idee. Nel libro luoghi della resistenza, facce e nomi della guerra partigiana, ma proiettate al futuro.
Mi viene in mente una frase di Viro Avanzati che poteva essere il titolo stesso dell’opera: perché cessi per le nuove generazioni la malasorte di dover ricominciare sempre daccapo. Questo era per lui il significato della resistenza, il motivo per cui un ventenne nel ‘43 ha imbracciato un fucile in una guerra civile: dare una possibilità nuova alla sua generazione ed a quelle future, mettere un seme sotto la terra. Noi siamo la loro generazione futura, quei volti che stanno invecchiando ci chiamano a fare qualcosa, ci obbligano non soltanto a ricordare ma ad agire politicamente perché i valori della resistenza (e della nostra stessa Repubblica) siano ribaditi quotidianamente nei comportamenti, nei fatti, nel rapporto con gli altri.
La resistenza che ci mostra Duranti è pericolosamente anziana, ma riesce a farci capire la necessità di prendere un testimone e portarlo avanti. L’anziano alla guida della sua Panda immortalato probabilmente al termine di una celebrazione dovrebbe farci indignare per la mancanza di futuro che la “sua guerra” ha lasciato, ma la frase di Beppe Fenoglio subito sotto ci spiega la verità: partigiano è parola assoluta, rigettante ogni gradualità. Quello non è un ex partigiano, un vecchio partigiano o un reduce. No. Lui è ancora un partigiano come deve esserlo il nostro Paese nato dalla resistenza.
Sono belli i visi di chi ha combattuto per noi, le loro donne che li sorreggono, i nipoti ed i giovani dell’Anpi. Rappresentano la necessità di continuare la loro esperienza, ridare futuro al termine “resistenza”. Sono belle le foto di Alessio Duranti, purtroppo non conosco l’allestimento che di questa mostra è stato fatto nel cortile del Podestà ma sfogliandone il catalogo capisco di avere tra le mani le opere di un autore che si diverte a giocare con le immagini, che prende giocosamente in giro lo spettatore: ha la foga documentaristica, l’urgenza da reporter che documenta un luogo in un momento specifico, ma anche lo sguardo di un autore che conosce la differenza profonda tra denotazione e connotazione. Quei volti e quei luoghi di ieri sono sorrisi che connotano in modo efficace un discorso sull’oggi.
Giuseppe Gori Savellini
ps- qua il sito di Alessio Duranti
ps- qua sotto alcune delle foto del catalogo e le belle didascalie scelte da Duranti.
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