Non è un coccodrillo, un saluto all’estinto (politicamente parlando) con finte lacrime e sfregamenti di mano. Il gioco non è ancora fermo, in queste ore il sindaco di Siena Bruno Valentini si incontrerà con il dimissionario assessore alla cultura Massimo Vedovelli per comprendere se ci sono margini per far rientrare le dimissioni o prendere una decisione per il futuro. Da un’intervista sentita ad Antenna Radio Esse, registrata sabato pomeriggio, il sindaco parla dell’assessore Vedovelli già al passato: è stata una risorsa importante, ha più o meno detto. Si volta pagina.
Non è la prima volta che Vedovelli tenta di dimettersi, è la prima volta che però le dimissioni emergono così apertamente e pubblicamente. Sulla Bomba Carta non siamo mai stati teneri con l’ex rettore prestato alla politica ma gli abbiamo anche riconosciuto, negli ultimi mesi, tenacia e sincerità. Adesso che succederà?
Che il sindaco Valentini si tenga la delega è da escludere – viste le deleghe importanti che già mantiene – anche se è una soluzione che a qualcuno potrebbe piacere. Un rimpasto interno? Vediamo, potrebbero pareggiare i conti con l’assessore Mazzini, orfano della delega alla Giustizia Paliesca e così ricompensato anche a livello di immagine, ma ci ricordiamo anche la campagna elettorale dell’assessore Tarquini, ai tempi incentrata sulle tematiche culturali e non certo su quelle dell’istruzione. Certo un assessorato debole o in mano al sindaco farebbe emergere quello che è stato uno dei motivi di frizione interni alla Giunta e cioè il protagonismo sui temi culturali degli altri assessori, soprattutto dell’assessore Pallai. Ma questo nasceva più da una debolezza di Vedovelli che da altro.
Ecco, allora vediamole queste frizioni che hanno poi portato Vedovelli al “gran rifiuto”. Il professore è stato nominato in ritardo rispetto al resto della Giunta e fu proclamato lanciando con lui la sfida di Siena 2019 e del Santa Maria della Scala. Ambedue le questioni, poi, gli sono state tolte dalle mani, non è un mistero che i suoi rapporti con il comitato Siena2019 non fossero solidi (lo dimostrano alcune sue assenze) e sul Santa Maria, poi, si è sempre diviso da altri membri della Giunta a proposito della possibile visione futura (musealizzazione vs produzione); anche qui il gesto di togliere questo spazio dalle deleghe della cultura per rimbalzarlo ancora al sindaco non ha certo disteso i rapporti interni, così come la presenza del nuovo direttore che non risponde a lui ma, appunto, al sindaco. C’è poi un tema mai chiarito, quello dei rapporti con la Regione: la nomina a vicepresidente di Monica Barni fu inizialmente vista come una scelta che avrebbe dato grande valore, visibilità e possibilità di azione a Vedovelli, essendo i due legati da una carriera accademica e politica decisamente simile, ma negli ultimi mesi anche questo rapporto privilegiato pare appannato. La politica è qualcosa di oscuro che evidentemente il professor Vedovelli non sa e non vuole maneggiare, preferendo restare un tecnico, a differenza della vicepresidente Barni.
Goccia che ha fatto traboccare il vaso: il regolamento del Santa Maria della Scala (presentato con un ritardo vergognoso l’ultimo giorno utile per ricevere gli accreditamenti regionali) emendato a sua insaputa dal gruppo consiliare del Pd. Una cosa piccola magari, ma che vuole rappresentare proprio la distanza tra l’assessore e quel gruppo che non l’ha mai voluto né sostenuto. In passato gli sgambetti del Pd a Vedovelli erano anche direttamente pensati per favorire l’ascesa della presidente della commissione cultura Rita Petti, oggi però no, nessuno si aspettava più le dimissioni, nessuno le voleva realmente. E Vedovelli ha rotto le uova nel paniere di tutti.
Nessuno oggi è pronto a prenderne il testimone, nessuno lo vorrebbe veramente. Ma se il gioco si fa duro, qualcuno una soluzione la prospetterà. A noi cittadini ed operatori culturali di questa stupida città non ci resterà che prendere atto di aver perso tanto tempo: ad un anno dagli Stati Generali (che proprio Vedovelli aveva fortemente voluto) si azzererà tutto, il lavoro dei tavoli sarà nullo, le previsioni per il 2016 saranno inutili, gli spazi di ascolto faticosamente conquistati ritorneranno al punto di partenza, come nel gioco dell’oca. Io temo un assessore con esperienza maturata negli anni passati che però è espressione di chi ha portato Vedovelli alle dimissioni, perché dovrà segnare – legittimamente – un percorso differente. Io temo l’arrivo del salvatore della patria, il grand commis senese, che per amore della città si prenderà questa brutta bega: avrà dalla sua parte gli uffici e terrà fuori i cittadini. Vedovelli con gli Stati Generali di un anno fa aprì a tutti gli interlocutori, la vecchia classe politico-culturale non ne volle sapere e si autoescluse: trovare un assessore guardando al passato significherebbe appunto ripartire da capo. Così come portarlo da fuori, nominare il “nome” nazionale, significherebbe far lavorare gli uffici e gli altri assessori. Significherebbe incoronare il duo Pitteri-Pallai come assessore ombra.
Allora come la strighiamo? Non lo so, non sta a noi trovare le soluzioni, abbiamo eletto un sindaco per questo. Certo in questa città non ci stanchiamo mai.
Giuseppe Gori Savellini
ps- come avrete capito, con questo aprile 2016 ritornano le pubblicazioni su questo blog; il caso o questa maledetta città hanno voluto che tornassimo con una serie di “patate bollenti”, vedi il bellissimo pezzo sulla sindrome del babbo di Tozzi e questo impasse politico dovuto al saluto del professor Vedovelli.
E se questa pazzia fosse contagiosa? Ecco il perché di questa foto scattata al Santa Maria della Scala