Arte, Eventi, Idee, Santa Maria, Siena2019
C’è differenza tra fumetto e vignetta? C’è differenza tra umorismo e satira? C’è differenza tra una mostra ed un omaggio? Da qualche giorno mi passano per la testa domande di questo tipo, dopo l’inaugurazione della mostra dedicata al lavoro di Sergio Staino “Satira & Sogni”, sottotitolo: disegni, acquerelli, opere digitali. Diciamo subito che la terza componente del sottotitolo è preponderante, forse non in termini numerici ma senza dubbio è ciò che ci resta in mente dopo una prima visita, perché le opere digitali sono troppe e su supporti poco adeguati (mentre sono poche, purtroppo, le affascinanti tavole originali dei disegni).
Detto questo, passiamo di gran carriera a dire che il resto della mostra è un omaggio sincero non soltanto ad un disegnatore di successo, ma in generale a oltre trent’anni di satira italiana. Certo, non è il nobel a Dario Fo, ma Bobo nel bene o nel male rappresenta la critica sociale di una sinistra benpensante, sobria e ‘perbene’ che negli ultimi anni è decisamente mancata. A mio parere (Giuseppe) la satira ha la dignità di essere in mostra, la satira ha la diginità di rappresentare un paese perché parte dalle lotte sociali e quotidiane per destrutturare il potere con l’arma acuta della risata. Ripercorrendo le tavole di Staino si ripercorrono gli ultimi anni del nostro Paese attraverso l’ironia ed i tratti semplici dei personaggi da lui ideati.
In questo senso la mostra è vincente.
(but not anymore)
Da qualche tempo mi frulla per la testa questo termine: curiosità. Sento che è ciò che ci manca nel profondo, e allora, da buona pignoletta, sono andata a sfogliare i dizionari, come un tempo si usava fare.
“Curiosità” proviene dal latino curiositas, derivato di cura, che, nell’ordine, può significare:
1. cura, sollecitudine, premura, attenzione, riguardo, diligenza, solerzia
2. inquietudine, affanno, pensiero, preoccupazione
3. amore, pena amorosa, persona amata
4. preoccupazione, inquietudine, affanno
5. oggetto d’amore, amore
6. amministrazione, governo
7. direzione, opera, ufficio, impegno, incarico, occupazione
8. ornamento, acconciatura, cura della persona
9. studio, compilazione, ricerca
10. custodia, sorveglianza
11. coltivazione di piante, allevamento di animali
12. trattamento, cura delle malattie, rimedio, guarigione
13. curiosità, interesse
14. custodia, tutela
(ovvero, appunti sparsi ad uso dell’assessore Vedovelli)
Siena è una città viva, bene a sapersi! Cosa avremo mai, allora, da lamentarci, noi (plurale majestatis, che diamine!) che giochiamo a fare i finti intellettuali? E cosa avremo, aggiungo, da investire così tante energie e speranze nella candidatura a capitale europea della cultura 2019 che d’altro canto pare non ci serva…
In un articolo lenzuolo sul Corriere di Siena l’assessore alla cultura Massimo Vedovelli ha voluto darci uno strano buongiorno questa mattina: parla proprio delle politiche culturali cittadine e soprattutto ci racconta il suo stupore (o meglio il loro stupore) nello scoprire che la città è viva! (e lotta insieme a noi! no, questa è una reminiscenza, scusate….).
A scopo puramente informativo e senza nessun intento diretto di costruire polemica (ho detto diretto, sì): in Umbria, a Perugia (candidata italiana, con Assisi, a Capitale europea della cultura per il 2019, tra l’altro) c’è una mostra di Steve Mc Curry. Ah, diranno subito i miei piccoli lettori: a Siena l’abbiam fatto per mesi, non finiva mai, una bella mostra sui reportage del più grande fotografo statunitense in attività che l’hanno dovuta smontare di forza che sennò era sempre al Santa Maria della Scala! Sì, vero. Solo che la mostra “Steve McCurry viaggio intorno all’uomo” è arrivata a Siena dopo essere già stata esposta in quattro città e aver già raggiunto 400 mila visitatori (si vantavano sul sito), mentre la mostra perugina non soltanto è inedita ed originale ma soprattutto è una produzione specifica per l’Umbria, per quegli spazi e soprattutto per quei volti. More…
Arte, Eventi, Idee, Santa Maria
Concludevo un altro articolo dicendo: perché l’arte, ricordiamocelo, viene dalla conoscenza, l’espressione artistica è sempre l’ultimo elemento di un percorso intellettivo e teorico: se non ci guardiamo attorno, se non conosciamo e non ci confrontiamo non proporremo mai cultura ma solo espressione soggettiva di noi stessi e della nostra piccineria provinciale.
Il 25 marzo ho avuto un po’ di risposte a questa invettiva, grazie a Massimo Cacciari. Sentir parlare di radici, ethos, etica e bene comune nella Sala del Mappamondo è senza dubbio un’esperienza difficilmente ripetibile. Sentir dire a Siena, nel 2014, che gli affreschi di quella sala e della sala adiacente ci parlano di un bene comune che non potrà mai essere dei singoli individui al potere, di amministrazione come qualcosa che deve mettere al bando l’ingordigia e l’invidia, è ancora più formativa, come esperienza. More…
C’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui a Siena c’erano almeno quattro festival teatrali, tre festival e rassegne cinematografiche, spettacoli e produzioni teatrali singole, mostre e concorsi ed esposizioni. Fermandoci per adesso al mondo del teatro già negli ultimi due anni tre compagnie che prima organizzavano tre singoli eventi si sono unite ed hanno dato vita al Siena Festival, un mese circa di spettacoli e produzioni che nasceva dall’unione di Voci di Fonte, Teatro in scatola e Contemporaneamente Barocco. Oltre a loro c’era il piccolo Teatropia dei Topi Dalmata, dedicato al teatro d’innovazione e poi produzioni e spettacoli di Teatro2 e di Sobborghi, per fermarci ai professionisti.
Con la chiusura della Sala Lia Lapini abbiamo assistito anche all’estinzione di queste rassegne che pure non necessariamente erano ospitate esclusivamente in quell’orribile spazio fuori porta Pispini.
Provando a mettere un po’ di ordine, a margine della Siena Sport Week, ci sono delle questioni che durante l’acceso dibattito sono state trascurate o alle quali comunque non è stato dato il giusto peso.
Ben venga l’orrore per la calata dei barbari, ma oggi che la normalità si è ristabilita dobbiamo annotare qualcosa. La città si è divisa su una questione fondamentale, coloro i quali sostengono: meglio un uso improprio che un edificio non utilizzato. E gli altri che invece dicono: meglio niente che tutto. Due universi questi che difficilmente si incontreranno. Diciamo poi che del primo universo fanno parte gli amministratori ma anche alcuni commentatori cittadini ed aggiungiamo che bene o male questa è stata la giustificazione del Comune in consiglio comunale: abbiamo sbagliato è vero, ma almeno in 1600 sono entrati al Santa Maria (senza chiedersi però dove fossero e a fare cosa). Al secondo universo invece appartengo io, con una piccola postilla: prima di avere un’idea chiara su cosa il Santa Maria dovrà essere ed ospitare meglio limitarne l’uso. More…
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