(Lettera aperta al professore Vedovelli, assessore alla cultura del Comune di Siena, per invitarlo a vedere Luca Nostro Quartet il prossimo lunedì 4 aprile, ultimo concerto del locale Un Tubo prima della sua definitiva chiusura)***
Egregio assessore, le parlerò di una sindrome. Raccontano in città che il padre di Tozzi, a quanto pare, fosse un uomo burbero, un tipo po’ manesco. Come dire, un gazzillòro venuto qui da Pari e più che mai convinto che il figliolo fosse veramente un buono a nulla. Un minorato mentale secondo lui. Un tipo che avrebbe fatto meglio a zappare la terra invece che scrivere romanzi. A me capita spesso di passeggiare nei luoghi di Tozzi dentro e fuori questa città, e di provare un forte imbarazzo. È in questi momenti che penso alla sindrome, di cui non dirò ora ma ne accennerò più avanti, se avrà la pazienza di leggermi fino in fondo.
Ovvero: della fuga canadese
“Se il Papa è andato via, buon viaggio e così sia; non morirem di affanno perché morì il tiranno”. Una vecchia canzone popolare composta durante la Repubblica Romana (e raccontata al cinema dall’immancabile – in fatti risorgimentali – Luigi Magni) ci torna in mente pensando alla fuga dell’assessore Vedovelli in Canada. Quando è partito tutti a dirsi che non ci sarebbe certo mancato e che la sua assenza nessuno l’avrebbe notata. Oggi, lo dico con stupore, sta invece serpeggiando una volontà concreta di farlo tornare, si contano i giorni. Fino a una settimana fa si leggeva: sta fuori due mesi, oggi abbiamo già oltrepassato quel punto in cui si legge: tra poche settimane torna.
Non cambia nulla nella sostanza, ma suona decisamente diverso. More…
Mi trovato a discutere pochi giorni fa su una questione di lana caprina, una discussione inutile con risultati trascurabili. Insomma di quelle discussioni che alla fine ci divertono e che non cambieremmo con un seminario di premi Nobel. L’oggetto del certamen: la musica popolare è antistorica e reazionaria. Che ora detta così è una bestemmia bella e buona ma attenzione a prenderla alla leggera: se si parla di un passato agricolo, se si fa nostalgia di un mondo lontano dal progresso si viene tacciati di fascismo da lontano. Se lo si fa in musica invece siamo popolari e folk. Se lo fa José Bové è un criptofascista se lo fa Giovanna Marini è la compagna Marini che canta le lotte popolari.
E cominciamo col mettere le mani avanti e mostrare le credenziali. Non ho cambiato idea rispetto all’ultimo articolo e riporto quello che penso ed ho sempre pensato sulla commercializzazione dell’offerta culturale cittadina ad opera di una società privata: “E non venite a dirci: son riusciti a fare quello che altri non hanno fatto. Chiediamoci se nel “non fare” degli altri poteva entrarci qualcosa la dimenticata necessità di mantenere il buongusto. Chi fa programmazione culturale ha questo obbligo morale, chi fa marketing, ovviamente no”.
Questo dicevo e questo continuo a pensare. Credenziali mostrate.
Detto questo non sposo le polemiche inutili e preventive sull’operazione “Divina Bellezza” organizzata da Opera-Civita per il Museo dell’Opera del Duomo in piazza Jacopo della Quercia. Non lo sposo proprio perché si tratta di operazione di marketing turistico, mi auguro ben fatto per altro, ma questo lo sapremo a stagione finita.
Non mi piacciono le critiche per partito preso. Sono il primo a contestare il potere che la città sta dando ad una società privata nel campo della progettazione culturale, ma in questo caso si parla d’altro. More…
Tutto quello di cui non abbiamo parlato
No, non siamo morti e non siamo neppure in ferie. Sapete che c’è? Parlare di cultura stanca. Parlare di cultura in una città dove questo argomento è dibattuto in modo continuo e spesso in profondità soltanto però per motivi strumentali mi fa sentire inadeguato, mi spinge a zittirmi, a pormi laterale.
Eppure in questi mesi ne avremmo avuti di argomenti: il solito post sul drappellone per esempio, ma anche un bella presa di posizione un po’ più intelligente di quelle sentite fino ad oggi sulle parole dell’etologo e divulgatore Danilo Mainardi (perché ironizzare su Mainardi chi? o “tale Mainardi”, mette solo in luce la nostra ignoranza, non la sua) perché è innegabile che non può non farci porre domande serie un periodo come questo: “Il parterre di piazza del Campo nel corso del Palio riunisce individui ingenuamente convinti di essere parte di un evento culturale, mentre non sono altro che folla unita momentaneamente nel consumo di un rito…E in nome della «supposta» tradizione culturale, continuano a essere praticate e difese abitudini ormai anacronistiche”. Parliamone del fatto che il Palio stia diventando il consumo di un rito anacronistico, senza indignarsi preventivamente, proviamo a scomporre queste parole e diamo loro un senso. More…
E arriviamo anche qui a parlare dei Fisiocritici, un museo, uno spazio scientifico della città che rischia la “chiusura”. Non possiamo non affrontare il problema, un problema simile ad altri: abbiamo patrimoni culturali e spazi di interesse che però non possono essere fruiti normalmente dalla cittadinanza. Ma ora ditemi in tutta coscenza: chi di voi ha visitato per puro interesse i Fisiocritici? Chi di voi ha portato i propri figli a fare un giro in quelle stanze, in quella sorta di “museo della scienza” che in altre città fa da polo attrattore? Chi ha portato un amico forestiero a visitare i fisiocritici? Suvvia, non fate i maestrini, nessuno di voi, il cinque per cento di voi. Io stesso sia chiaro li conosco perché nella sala della meridiana dei Fisiocritici ci facevo lezione di Semiotica delle Arti e Sociologia, perché ai miei tempi mancavano aule. Vi arriva l’amico del nord che si trattiene a Siena due giorni e lo portate a fare un giro in città, al limite museo civico, al limite al Santa Maria se c’è qualcosa. Poi lo caricate in macchina e lo portate a San Gimignano o a Pienza, dipende. La pinacoteca neppure voi ci siete mai entrati, dei fisiocritici neppure ne avete sentito parlare. Fino ad oggi. More…
Parliamo di bene pubblico e di bene culturale, di bene architettonico ed archeologico. Parliamo di patrimonio di tutti noi che ci proviene dal passato e nel corso del tempo è stato conservato e valorizzato. Parliamone in termini chiari partendo da quello che dice la Costituzione: è la Repubblica italiana (fiaccamente celebrata pochi giorni fa) che tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico del nostro Paese. La Repubblica, quindi tutti noi, quindi il pubblico. Partendo da questo principio fondamentale poi si possono declinare azioni e co-azioni.
Pensiamo quindi ad un grande complesso monumentale e bene archeologico, in parte recuperato ed in parte ancora da ristrutturare, restaurare ed anche scoprire, perché l’accumulo dei secoli ha reso nascoste tante sue parti, senza dubbio inutilizzate. Adesso poi immaginiamo un’amministrazione che è stata capace, in rete con altre realtà pubbliche e private con funzione mecenatesca, di attrarre le risorse necessarie per recuperare tutta questa parte, enorme e complessa, che aveva bisogno di restauri accurati e senza dubbio costosi. More…
Ci siamo chiesti spesso se esistesse una politica culturale dell’amministrazione comunale, oggi invece abbiamo finalmente capito che ci ponevamo la domanda sbagliata. La giusta è: esiste qualcuno che si occupa delle politiche culturali assumendosene delle responsabilità? Sì perché, troppo spesso, abbiamo attaccato l’assessore Vedovelli quando invece lui ha dichiarato con i fatti di non volersi assumere la responsabilità delle scelte politiche in campo culturale, giusto o sbagliato che sia (per me sbagliato, l’ho detto) ha perseguito altre forme: tavoli parlanti e scriventi (copyright Roberto Barzanti), Stati generali, bandi pubblici. Oggi queste formule gli si ritorcono contro, ma non per responsabilità sua ma della macchina amministrativa, presupponiamo. More…
Cinema, Danza, Eventi, Idee, Teatro
C’è stato un tempo in cui l’istituzione culturale più importante della città produceva anche cultura. Nel senso: bene la didattica, la formazione, la ricerca e la conoscenza, ma in prima persona questa storica istituzione produceva spettacoli, cinema, musica oltre ad offrire anche una “stagione” di tutto rispetto. Chiaramente sto parlando dell’Università degli Studi di Siena, oltre dieci anni fa. E dico Università degli Studi perché a quei tempi nessuno aveva ancora tolto – sciaguratamente – quel riferimento agli Studi Senesi del dugento dal nome del nostro Ateneo cittadino. More…
Arte, Cinema, Danza, Eventi, Idee, Libri, Musica, Santa Maria, Teatro
Se l’articolo di Giulia arrivava fuori tempo massimo il mio arriverà ancora più in ritardo, ma, lo dico subito, questo è inevitabile perché gli stessi Stati generali arrivavano decisamente in ritardo e questo è stato il loro principale difetto. Di contro il mio giudizio complessivo è decisamente positivo. Questi stati generali hanno riunito davvero gli operatori ed in alcuni tavoli hanno finalmente fatto dialogare esperienze, progetti e personalità che difficilmente si parlano e soprattutto hanno mostrato (non in ogni tavolo, ma in molti) una nuova generazione che nel frattempo è nata e si è formata ed ha lavorato bene o male nell’anonimato, lontano dalla visibilità e senza farsene un cruccio. More…
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