ovvero, un vademecum di pubblica utilità sui cosiddetti tavoli di lavoro delle politiche culturali
Siena ha un nuovo assessore alla cultura, la professoressa Francesca Vannozzi. Mentre tutti salutano con gioia questa scelta (che a me lascia non poche perplessità, invece) vorremmo ripercorrere per i distratti, gli assenti, i disinformati una delle eredità più importanti che hanno tracciato questi primi anni di assessorato alla cultura.
Tutti ne parlano oggi, anche il sindaco ed anche il Pd, alcuni li usano come un’arma contro il Vedovelli altri come un’eredità importante, ma nessuno di loro sa veramente cosa siano stati gli Stati Generali (noi c’eravamo, ne abbiamo scritto qui e qui) e soprattutto i tavoli di lavoro successivi. Si fa molta confusione, infatti.
Una cosa sono gli Stati Generali, che si sono consumati il 27 marzo 2015 e consumati è il termine giusto, perché per alcune persone e alcuni tavoli di lavoro tutto è nato e finito là, dentro al Santa Maria della Scala in quella calda giornata. I tavoli di lavoro invece sono rimasti in piedi, si sono riformati ed hanno deciso di rimanere permanenti, attivi come luogo di riflessione e confronto tra gli operatori.
Successivamente, e qui – ci piaccia o meno – per merito di Vedovelli, i tavoli sono diventati anche soggetti consultivi e soprattutto produttori di progetti culturali, complice la necessità di fare le nozze coi fichi secchi durante l’anno di Siena Capitale italiana della Cultura. Chi non riconosceva validità a questi tavoli erano soprattutto operatori, commentatori ed intellettuali che non riconoscono valido nessun percorso partecipativo, che appoggiano la partecipazione solo quando questa non è reale, è teleguidata e garantisce loro – per anzianità di servizio – un ruolo principe, fuori dalla discussione e naturalmente vincente.
Ci sono stati quindi ampi settori culturali cittadini che sdegnosamente hanno evitato gli Stati Generali ed ancor più il percorso partecipativo successivo. Spero vivamente che la neoassessore non sia tra questi.
In mezzo al fuoco incrociato, quindi, i tavoli hanno lavorato per un anno, hanno dato vita alla settimana del contemporaneo dello scorso ottobre ed hanno programmato altre iniziative che poi elencheremo, adesso erano impegnati attorno all’idea dell’utilizzo dell’auditorium di Sienaambiente in via Simone Martini.
Facciamo però un po’ di chiarezza ulteriore, perché quando parlo dei tavoli di lavoro, attivi ancora in queste settimane, parlo essenzialmente di quei tavoli che hanno raccolto direttamente operatori ed artisti: arte e architettura contemporanea, audiovisivi, danza, musica e teatro. Gli altri tavoli nati quel 27 marzo erano invece molto più istituzionali e non ne conosco l’attività successiva, certamente meno improntata alla proposta ed alla progettualità, ma più all’analisi. Nei tavoli attivi ci troviamo quindi gli operatori che quotidianamente si confrontano con progetti e proposte culturali in proprio e che mettono però parte della loro professionalità a disposizione della città e delle sue politiche culturali (decisamente latitanti). Da questo e con mille tribolazioni, sono nati progetti di rete concreti come M!ra (che dopo anni di guerre e colpi bassi ha messo assieme i tre soggetti di promozione cinematografica cittadini), il lavoro di documentazione della settimana del contemporaneo fatto dai film-maker senesi (diversi per storia, età e stile ma uniti in un progetto unitario), Mutascena (laboratorio teatrale del regista David Glass che ha unito gran parte delle compagnie teatrali cittadine e che tuttora è attivo con un nuovo progetto), Spazio Nudo (serata di danza contemporanea che ha messo assieme le compagnie professioniste con le scuole di danza locali) e Verso – settimana di arte e architettura contemporanea, percorso, mostra, riflessione, momento di contatto e di vetrina del contemporaneo senese che per una settimana ha portato al Santa Maria della Scala personalità ed idee tanto differenti quanto bisognose di dialogare tra di loro e con la città. Ma il lavoro è poi quotidiano, i tavoli si sono riuniti con una media di una volta al mese, il contemporaneo una volta a settimana ed il teatro ha continui contatti e progetti (adesso la giornata internazionale del teatro che stava diventando un vero e proprio festival).
Questo è stato il lavoro dei tavoli di cui tutti oggi parlano e che crediamo sia necessario far conoscere meglio. La partecipazione qui c’è stata davvero, chi dice il contrario non ha capito o fa finta di non capire. Se in buona fede, confonde gli Stati Generali (una giornata) con il lavoro successivo (un anno). Se in cattiva fede, farà il possibile per azzerare tutto questo e tornare ad una programmazione concertata a stanze chiuse, mai più tesa ai linguaggi contemporanei.
I tavoli non sono stati solo oro, personalmente ho criticato la mancanza di iniziativa e l’eccessiva forma di delega che questi mettevano in campo, sono stati poi “boicottati” da alcune parti politiche e soprattutto da una parte importante degli uffici comunali (come personalmente ho fatto notare per quel che ha riguardato il tavolo degli audiovisivi in più occasioni), ma sono stati anche “istituzionalizzati” quando i coordinatori a nome degli operatori aderenti hanno incontrato il vicepresidente della regione Barni a Firenze: un riconoscimento valoriale di interlocutori seri una volta per tutte uniti e non in contrapposizione tra di loro come in passato. Il tavolo è risposta ferma al “dividi et impera” che negli anni ha incrinato molte prospettive per la città.
Il nuovo assessore si troverà a dover dare carattere alle politiche culturali dei prossimi anni; avrà poco tempo, ne siamo consapevoli. Non buttare via tutto ciò che fino ad oggi di buono cominciava ad essere fatto le sarà d’aiuto, ma per farlo è bene che sappia realmente di cosa stiamo parlando.
Giuseppe Gori Savellini
La foto rappresentativa di Mutascena, collettivo nato dal “tavolo del teatro”, rappresenta perfettamente ciò che non vogliamo che succeda…
ps – è stato pubblicato integralmente lo studio di fattibilità redatto dalla Fondazione Mps e da Struttura Consulting sul Santa Maria della Scala: lo sappiamo, ce ne siamo accorti. Ma sono 175 pagine di analisi, lo stiamo studiando perché ci piace parlare e scrivere delle cose che conosciamo.
Senza una partecipazione consapevole della politica e dell’Amministrazione Comunale questa città rischia di perdere di vista la realtà contemporanea dell’arte, allontanando sempre più le nuove generazioni. Oltre a perdere treni importanti, come quello delle residenze artistiche regionali che valorizzano le realtà professionali dissodando il terreno per quelle a venire.
Mauro Tozzi (associazione Visionaria) sul facebook dell’autore lascia un commento interessante che riportiamo qua:
Condivido parola per parola quelli che scrivi – forse dovrò andare in psicanalisi… – innegabilmente un gran lavoro c’è stato che rischia di essere gettato nel cassonetto, ma preferisco astenermi per vedere e capire quali saranno le mosse e i progetti della neoassessora. Del resto sai come la penso sul non-assessore che ci ha lasciato, lanciare il sasso e ritirare la mano è stata una sua specialità perfino nei tavoli che, seppure da lui promossi, in barba alle eminenze grigie della cultura cittadina, non ha poi avuto la forza di imporli come sarebbe stato necessario ma sono andati avanti grazie alla tenacia di chi ha avuto la costanza e la testardaggine di lavorarci. Inoltre, è bene sottolineare che i grandi processi culturali e artistici trovano terreno fertile laddove esistono strutture culturali consolidate in grado non solo di accoglierli, ma soprattutto spingerli, alimentarli, diffonderli. E se queste a Siena esistono, o sono esistite, lo si deve solamente agli sforzi di privati cittadini poiché ormai da molti anni le istituzioni latitano, preferendo – oggi non più dati i tempi di magra – le grandi manifestazioni auto celebrative, le mostre sfarzose, i capodanni mega galattici e totalmente inutili di floresarcaisiana memoria. Ma tutto ciò noi lo sappiamo bene, siamo sempre stati contro, e forse anche per questo siamo stati esiliati a Piombino e perfino in Sardegna. Lo sfogo senile rischia di andare troppo oltre perciò adesso taccio.
Il declino di Siena si colloca nell’ambito della crisi dei centri storici toscani e dalla sua giunta regionale che non è capace di valorizzarne i contenuti. Nessun stimolo nessuna iniziatina di valore e di livello culturale adeguato… La decadenza di questa cultura politica si fa sentire a Siena come in altri ambienti della realtà Toscana. Ma nessuna paura, quando si sarà toccato il fondo non resterà che risalire… come unica alternativa di vita e quindi anche di cultura ….
Amen.