L’arte contemporanea, facciamocene una ragione, esiste anche a Siena. Se ne è accorta la Regione Toscana prima degli altri che ha finanziato all’interno del progetto Toscana Incontemporanea due idee della nostra città, più due della nostra provincia.
In totale sono sei i progetti legati al nostro territorio che hanno partecipato al bando della Regione Toscana ed appunto sono stati finanziati, con un buon punteggio, il progetto del Comune di Siena – Cantiere Comune – nato da alcune esperienze di condivisione del tavolo dell’arte e dell’architettura coordinato dalla paziente e sapiente Michelina Eremita; il progetto dell’associazione FuoriCampo che continua il percorso di Itinera su mecenatismo e formazione ideato da Esther Biancotti e Jacopo Figura assieme a Oda32, ActionBrick e Culturing, più il progetto dei comuni della Valdelsa con Fenice Contemporanea e poi Tuscia Electa, proposto dal Chianti fiorentino ma che negli anni ha interessato anche il Chianti senese. I non finanziati – ma comunque progetti evidentemente solidi e che probabilmente vedranno la luce – sono “Passkey Art Festival” promosso dalla strada del Vino Nobile di Montepulciano ed un progetto di B-Side dal titolo “Ragazzi di Bottega”.
Niente male per la città che si dice sia rimasta al Medioevo e che vede i propri sforzi sul contemporaneo spesso umiliati o racchiusi in contenitori fin troppo eterogeni. Un dato positivo è che i due progetti della città finanziati siano proprio esperienze di rete e che provengono direttamente dagli sforzi che gli operatori cittadini hanno messo in campo già nella scorsa stagione. Cantiere Comune nasce dai progetti del tavolo, non tutti i suoi appartenenti ci sono dentro ma il percorso è stato condiviso con tutti: ripropone pare percorsi formativi soprattutto, momenti di crescita per operatori ed artisti che già nel 2015 hanno dato vita a “Verso”, unico e vero momento dedicato alla produzione ed all’analisi dell’arte contemporanea in città dentro al programma di Siena2015. L’idea di FuoriCampo invece è una sorta di continuum di quanto fatto da un anno a questa parte con “Itinera”, una rete di galleristi, curatori ed artisti che collega Siena ed il Belgio, con residenze artistiche e mostre, come quella aperta in questi giorni al Santa Maria della Scala, “Che il vero possa confutare il falso”.
Fenice Contemporanea è invece un grande progetto della Val d’Elsa e di Vernice Progetti Culturali che mette assieme i comuni di Poggibonsi e San Gimignano ed ha origine dal festival Fenice che, oramai troppi anni fa, portava proposte importanti sul territorio e che oggi cambiando pelle si è dedicato all’arte contemporanea diffusa. Simile al progetto di Tuscia Electa con opere site specific nei paesi e nelle campagne del Chianti. Tutti abbiamo notato il cervo sulle mura di San Casciano o gli omini di ferro di Poggibonsi: ecco sono elementi nati dentro questi progetti che oggi fanno parte delle esperienze artistiche di questi territori, sono diventati elementi che definiscono e rendono riconoscibile il centro di Poggibonsi o di San Casciano.
Ma andiamo con ordine. Tra i senesi sono stati finanziati con un punteggio di 70 punti e 15 mila euro ciascuno due progetti: Cantiere Comune, costo totale 75 mila euro, e Fenice, costo totale 58 mila 600 euro. Con 65 punti poi Tuscia Electa, costo totale 51 mila euro e concessi circa 7 mila e FuoriCampo-Itinera, costo totale 31 mila con un finanziamento di 5 mila euro. Non sono poche le risorse totali che quindi la Regione mette sul territorio riguardo all’arte contemporanea, questo a fronte di una disattenzione che negli ultimi anni (o decenni) c’è stata a questa espressione artistica. Abbiamo sempre detto che dopo la chiusura delle Papesse l’arte contemporanea è continuata a livello carsico, sotterraneo ma per fortuna non si è estinta; oggi la Regione ha deciso di indicare una strada alle amministrazioni locali e – perché no – ai possibili investitori privati, la strada di riportare in superficie ciò che evidentemente ha continuato ad esistere. Perché se due progetti cittadini sono stati finanziati significa che i progetti erano pronti, che la progettazione era efficace e che evidentemente i promotori non sono mai stati con le mani in mano e che la proposta di contemporaneo è continuata e gli operatori si sono formati per questo. Se poi anche il progetto redatto dal Comune è tra i vincitori significa che finalmente si dà attenzione – e strumenti – a chi, nella struttura, ha una sensibilità di questo tipo. Se la Regione indica la strada della emersione delle esperienze nascoste noi tutti dobbiamo cercare di comprenderle e sostenerle. A cominciare dall’andarle a trovare nei loro sottosuoli e mai metafora fu più appropriata: esiste infatti la collezione di Siena Incontemporanea dentro al Santa Maria della Scala, nei cuniculi che si aprono sulla Corticella troviamo una testa di Paladino o “il tesoro” di Medhat Shafik, ma anche le pietre di Tempo Zulu, in questi giorni ha poi inaugurato la mostra RadioArte – Sound in Space della Chigiana che sempre in questi spazi sotterranei gioca sul significato di musica, audio e immagini dialogando in modo inquietante e perfetto con gli spazi espositivi del Santa Maria.
Al piano superiore c’è poi la già citata mostra “Che il vero possa confutare il falso” di FuoriCampo nel progetto Itinera che espone le opere della collezione AgiVerona negli spazi – densi di significati e di portata semantica – del Pellegrinaio, Sacrestia Vecchia, San Pio ed altre sale oltre a farsi aprire le porte anche dell’accademia dei Fisiocritici e del Museo Civico con opere di grandi artisti internazionali che tentano un approccio diverso con questi stessi luoghi. C’è poi la mostra di Francesco Clemente, artista che non ha bisogno di presentazioni e che al Santa Maria porta opere suggestive, floreali e di grande formato e altre legate alle suggestioni mistiche orientali.
Insomma, non è poco per questo strano luglio senese. Il contemporaneo irrompe anche nella stagione dell’Accademia Chigiana che in apertura ha proposto qualcosa di innovativo e che continua nei suoi concerti ad aprirsi alla strada della musica contemporanea facendo sì storcere il naso a molti ma anche ad aprire la mente di altrettanti.
Dovremmo essere quindi ciechi – ed anche sordi – per non pensare a Siena come ad una città aperta al contemporaneo e la lezione che la Regione Toscana ci sta dando conferma questa visione. Speriamo che le cose non finiscano qua, che i progetti non vengano umiliati da micragnose questioni locali e che tutti comprendiamo la necessità di sostenere, anche economicamente, questi percorsi. E naturalmente che altrettanta attenzione della nostra Regione si trovi anche nelle altre aree della cultura cittadina, a partire dal bando da poco chiuso sulle residenze teatrali e di danza o su quello che dovrà uscire sull’audiovisivo.
Giuseppe Gori Savellini
ps – Naturalmente il contemporaneo a Siena, gli operatori speleologi, non sono solo i vincitori del bando: ci sono tutte le esperienze del tavolo dell’arte e dell’architettura, c’è il lavoro di ricerca, formazione e residenza del Siena Art Institute, ci sono gli artisti e i curatori. Cominciamo a metterli in luce.
ps2- L’immagine ritrae Apollonia’s melody di Daniele Puppi che fa parte di “Sound in space” e la foto è rubata al facebook di Michelina Eremita che non ce ne vorrà.