Ci siamo chiesti spesso se esistesse una politica culturale dell’amministrazione comunale, oggi invece abbiamo finalmente capito che ci ponevamo la domanda sbagliata. La giusta è: esiste qualcuno che si occupa delle politiche culturali assumendosene delle responsabilità? Sì perché, troppo spesso, abbiamo attaccato l’assessore Vedovelli quando invece lui ha dichiarato con i fatti di non volersi assumere la responsabilità delle scelte politiche in campo culturale, giusto o sbagliato che sia (per me sbagliato, l’ho detto) ha perseguito altre forme: tavoli parlanti e scriventi (copyright Roberto Barzanti), Stati generali, bandi pubblici. Oggi queste formule gli si ritorcono contro, ma non per responsabilità sua ma della macchina amministrativa, presupponiamo.
Come potremmo giudicare altrimenti un programma di Siena2015 che esce a una settimana dagli Stati Generali? Dopo la giornata della partecipazione di tutti gli operatori al “piano quinquennale della cultura” veniamo a conoscenza di un programma pronto per l’anno a venire. Alcuni si sono sentiti un po’ presi per il naso. Io per esempio. L’unica promessa di utilizzo dei fondi ministeriali del 2015 su qualcosa di uscito dalla giornata di marzo è il recupero di spazi in chiave culturale. Numero due, l’assessore crede profondamente nel sistema dei bandi, ben per lui. Ne indice uno con scadenza a fine gennaio dove si legge chiaramente: “La Commissione dovrà concludere i propri lavori entro 30 giorni dalla sua prima convocazione, che dovrà avvenire entro sette giorni dalla chiusura dei termini di presentazione delle domande”. Ci credete che oggi, 28 aprile, ancora non è uscito un verbale della commissione (la cui nomina è stata pubblicata i primi di aprile) e la gara risulta ancora in aggiudicazione? Adesso, per quanto i risultati possano uscire a breve, il segnale che abbiamo è di una non serietà dei lavori: si pretende serietà da parte dei partecipanti ai bandi pubblici e non si garantisce la stessa serietà nell’istituzione dei lavori e di conseguenza nella formazione dei risultati. Chiunque non vinca farà ricorso e lo vincerà, bloccando la proposta culturale partecipata su cui tanto l’assessore puntava. Ma tutto questo perché? Possibile che un assessore, un vertice politico dell’amministrazione, non riesca a dettare linee e modalità di lavoro neppure ai suoi diretti dipendenti? Possibile che il sindaco ed il resto della Giunta restino passivi di fronte a questo vergognoso impasse?
Giunta e uffici passivi anche per il resto degli eventi che – forse con un colpo di fortuna – sono stati aggiudicati con bando. Penso agli eventi per le “date celebrative”. A gennaio è scaduto infatti anche questo avviso pubblico dedicato a danza e teatro per spettacoli che celebrassero le feste civili, finanziati con la Fondazione Toscana Spettacolo. Anch’esso ha avuto un ritardo nei risultati, tanto che la prima data non è stata aggiudicata, ma le date successive hanno avuto uno strano esito. La giornata internazionale del teatro è stata anticipata di un giorno e fissata nella data degli Stati Generali della Cultura (giusto per complicare le possibilità di partecipazione) ed affidata ad una cooperativa per l’infanzia. Pubblico alto nella matinée per le scuole e scarso nel pomeriggio, ma la cosa più sconcertante la totale assenza delle istituzioni (mi direte erano agli Stati Generali, sì anche io, ma ho fatto una corsa – ripagata ampiamente). Veniamo al 25 aprile, istituzioni tutte schierate in piazza per ricordare e tematizzare la data della Liberazione e palco vuoto in teatro per le autorità. Mancavo anche io, riporto quello che dice l’autrice e regista dello spettacolo Silvia Bruni. Io avevo mal di gola e cavoli miei, ma non ricopro ruoli pubblici che mi impongono di presenziare agli eventi istituzionali.
Altri ingredienti a questa funesta ricetta? Beh, le giornate di danza “Pianeta cultura. Danza energia vitale” che – tralasciando la sintassi – propone quattro giornate di danza al teatro dei Rinnovati con le compagnie con sede nel territorio che ospitano anche altri danzatori, una proposta interessante che ci permetterà di approfondire la conoscenza con questa disciplina che – nella sua espressione contemporanea – è troppo spesso dimenticata nella normale stagione teatrale cittadina. Ma avete notizia di tutto questo? Io ho visto a malapena una locandina in piccolo formato appesa e naturalmente la comunicazione social (o gli eventi preparatori come nel caso di Adarte) organizzata direttamente dalle compagnie. Mi chiedo quindi: ha senso organizzare un programma di questo tipo, anche valido artisticamente e culturalmente, per poi farlo morire a causa della poca cura?
E allora davvero il problema non è chi siede o siederà nella poltrona di assessore, ma quanto questo riuscirà a dare senso alle proprie idee e portare su di esse la struttura comunale. Per farlo però ha ed avrà bisogno della politica e dei suoi compagni di Giunta. Non lasciate solo il compagno Vedovelli. Non lasciate sola la città.
Giuseppe Gori Savellini
Ps1- AGGIORNAMENTO – Ci scrive l’assessore Vedovelli che, tra le altre cose, segnala la sua presenza allo spettacolo “La partigiana nuda” di Silvia Bruni. Era sul palco, contrariamente a quanto gli piace fare di solito e sedersi in platea (come ha fatto per tutti i quattro giorni di danza). Voglio quindi correggere quanto detto nell’articolo che derivava – come ho scritto – da una dichiarazione di Silvia. Meglio così!
ps2 – La foto è presa dal facebook di Paola Parri, che non me ne vorrà.
Il problema degli uffici passivi, come sai bene per averci lavorato molto tempo anche tu, è sempre stato forte a Siena. I tempi degli uffici sono sempre diversi, diciamo così, da quelli auspicati dagli amministratori. Se ricordi, noi tamponavamo il problema facendo da raccordo, talvolta anche in modo brutale, per far comprendere l’urgenza di discendere dalla realtà virtuale della pensata alla realtà fisica dell’azione. Metà del mio tempo lo passavo a disincagliare pratiche ferme in labirinti che una persona non esperta di pubblica amministrazione neanche immagina. Era comunque una soluzione rabberciata, forse è arrivato il momento di prendere il toro per le corna. Nel frattempo dare una sveglia energica non farebbe male.
Perfettamente d’accordo con te David, ad occhio e croce le cose non sono migliorate negli ultimi tempi. Il problema è che chi dovrebbe dare l’energica sveglia non ha la forza di farlo. Neppure la forza politica.
Riguardo al bando, tu che adesso gestisci cose di questo tipo, ti pare normale che nonostante quello che loro stessi avessero scritto nel testo ancora non abbiano aggiudicato? Siamo un mese e mezzo oltre i tempi che da soli si erano dati. Mi chiedo perché, se giova a qualcuno non azzeccarne una.
Non è normale per niente, ma se nessuno è stato in pressing sugli uffici sarà pronto per l’estate del 2016. Sarebbe troppo facile e bello che le cose andassero avanti da sole, una volta decise. Purtroppo il lavoro vero inizia in quel momento.
scusate, credevo di avere messo qui un commento…allora è a Francesco Burroni in FB che ha caricato l’articolo; colgo l’occasione per invitarvi a dare un’occhiata al mio post sulla Vivibilità nel centro storico sempre in FB. Grazie.
Si, sono d’accordo anch’io, il soldato Massimo non si tocca, non è lui il problema. Di solito non intevengo, ma, per avventura, mi sono trovato a ricoprire l’incarico di Vedovelli dal 1979 al 1984 e credo di essere stato – almeno a mia memoria – uno dei pochi assessori alla cultura che non fosse un addetto ai lavori: prima e dopo di me ci sono stati intellettuali “puri”, docenti universitari, antropologi culturali, artisti, tuttologi.
Io ero professionalmente un manager pubblico (dopo ho fatto l’avvocato, ma questo non c’entra) e impiegavo il mio tempo professionale nella pratica dell’organizzazione e gestione di uffici di un ente pubblico nazionale. Questo mi consentì di concentrare l’attenzione sul funzionamento dei servizi culturali e sull’attuazione di progetti (non solo la mostra del Gotico a Siena, per dire, ma anche il Cinema Pendola, ma anche Siena Jazz, le Estati Senesi, ecc..).
E gli uffici, devo dire, con pochisssimi soldi e un po’ rabberciati, funzionavano pure…
Poi vennero le leggi Bassanini e si disse: da una parte gli amministratori-politici (nel caso anche addetti ai lavori) e, dall’altra, i funzionari, che, poi lo si è visto, non sempre “funzionano” o, comunque, non “funzionano” automaticamente.
Ovviamente non si tratta di tornare indietro, ma di prendere atto del fallimento dei politici sui quali ricade l’intera responsabilità delle scelte e che non sempre vanno a ricercare funzionari “che funzionano”, ma, per lo più, gente sicura e disciplinata e, magari, opportunamente segnalata (non sempre, naturale).
Si prendano manager pubblici competenti e si guardi ai risultati; se non vanno si caccino senza remora alcuna. Almeno proviamo.
Ringraziamo sinceramente Peccianti per il suo contributo. A noi sta dando tanti spunti per nuove riflessioni. E grazie anche per l’attenzione che ci dimostra…