Se l’articolo di Giulia arrivava fuori tempo massimo il mio arriverà ancora più in ritardo, ma, lo dico subito, questo è inevitabile perché gli stessi Stati generali arrivavano decisamente in ritardo e questo è stato il loro principale difetto. Di contro il mio giudizio complessivo è decisamente positivo. Questi stati generali hanno riunito davvero gli operatori ed in alcuni tavoli hanno finalmente fatto dialogare esperienze, progetti e personalità che difficilmente si parlano e soprattutto hanno mostrato (non in ogni tavolo, ma in molti) una nuova generazione che nel frattempo è nata e si è formata ed ha lavorato bene o male nell’anonimato, lontano dalla visibilità e senza farsene un cruccio.
Chi vuole per partito preso parlar male degli Stati generali dirà che c’erano i soliti noti. Chi ne vuol parlar bene dirà che c’erano tanti addetti della nuova generazione. Ed avranno ragione entrambi perché il valore aggiunto – appunto – è stato il dialogo generazionale. Altra freccia all’arco dell’assessore Vedovelli è stato il dire chiaramente che questo era l’inizio di un cammino e che i risultati non sarebbero usciti da quel caldo giovedì. Adesso però è necessario che qualcosa di concreto venga prodotto, i documenti conclusivi dei tavoli devono essere visibili e discutibili da tutti e al più presto. Solo così la sensazione di un rafforzamento politico dell’assessore Vedovelli – cosa al momento chiara ed indubbia – avrà futuro e senso, se non se ne dovesse riparlare tutto questo si trasformerà in boomerang per lui e per l’amministrazione tutta.
Un’altra cosa è a me chiara: chi non ha partecipato, chi ha disertato per sottolineare un dissenso politico dalla giornata ha commesso un errore, palese e rumoroso, semplicemente perché nessuno si è accorto della loro assenza, sottolineando una buona volta la distanza tra chi fa politica e chi fa cultura in città. Noi eravamo lì per noi, per ascoltare e proporre soluzioni nei nostri singoli comparti professionali. Le chiacchiere si fanno altrove, su Facebook per esempio.
Adesso però veniamo a ciò che non va e non è andato, perché questa sviolinata apparirà imprevista a chi ci segue da sempre. I problemi sono quelli evidenziati nell’articolo precedente chiaramente, a cui io aggiungo una preoccupazione in più: il Santa Maria della Scala. Il timore è che la giornata sia stata pensata anche per immaginare un futuro per quello spazio ma che presto (per opposizione interna alla maggioranza che già non digeriva le decisioni espresse in consiglio comunale che congelano – e bocciano definitivamente – la via della Fondazione ma anche di una autonomia) si siano tirati i remi in barca, non riuscendo a dirimere la divisione cittadina tra chi vuole uno spazio museale e chi un centro di produzione culturale più ampio. Il sindaco poi nella sua – troppo lunga – introduzione ha sottolineato che per i prossimi due anni e mezzo il Santa Maria non sarà diverso da quello che è adesso e che le risorse che eventualmente l’amministrazione avrà la possibilità di investire andranno alla messa in sicurezza degli spazi ristrutturati ed in parte al recupero di altre aree. Quindi: Fondazione, Consorzio, partecipazione, gestione e tutte queste parole resteranno aeree per i prossimi tre anni. Saranno quindi ancora una volta tema da campagna elettorale ed eventualmente sarà la nuova amministrazione a farsene carico. Immagino che questo serva a rasserenare gli animi dentro il Pd cittadino, un accordo di non belligeranza. Ci fermiamo tre anni e nessuno avrà nulla da ridire.
Non a caso l’assessore Vedovelli visitando i tavoli ha parlato spesso di necessità di trovare spazi adeguati (teatro, danza e cinema li richiedono come essenziali nei loro documenti conclusivi) ma in nessun caso ha proposto il Santa Maria della Scala, come in passato invece era considerato possibile. Va benissimo investire finalmente per terminare il recupero e rendere fruibile e sicuro il Santa Maria, ma non vorremmo che tutto questo fosse solo e soltanto uno scambio politico: abbiamo necessità, voglia e volontà di vedere vivo il Santa Maria della Scala, un museo certo, ma in grado di produrre ed attrarre, di formare e preparare un pubblico e i professionisti dei diversi settori.
Su questo una parabola edificante. Al mio tavolo (audiovisivi) abbiamo lavorato bene, trovato un accordo generale tra operatori, festival, service, filmaker e soprattutto ci siamo confrontati con la Regione Toscana ed i suoi funzionari, cosa che non sempre in questa città abbiamo fatto in passato. E questo è un passo avanti. Abbiamo chiesto chiaramente spazi attrezzati ché il cinema non lo puoi fare ovunque ma uno dei partecipanti ripeteva come un mantra: “Ma che le chiediamo a fare tutte queste cose tanto non ce le danno!”. Ecco per una volta siamo stati tutti concordi nel rispondergli che invece questo era il momento di chiedere, che gli Stati generali avevano questa finalità e dentro di noi in quelle lunghe ore, pensavamo che fosse vero.
Giuseppe Gori Savellini
ps- orrenda la trovata delle conclusioni dei tavoli registrate in video durante le discussioni stesse. Voleva forse essere una mossa comunicativa “wiki” ha soltanto dimostrato scarsa attenzione per i dibattiti stessi e per la volontà dei tavoli di produrre documenti adeguati. Lo stesso assessore nel finale non ha potuto tirare nessuna conclusione, vedendo lui stesso per la prima volta quelle registrazioni (pare che quella degli audiovisivi non sia stata proiettata semplicemente perché andata persa… vi pare possibile? Ebbene sì).
Analisi lucida nulla da dire. Spero che non sia semplicemente tutto questo il prologo di “E le stelle stanno a guardare..”…cari operatori tutti….se non otteniamo concretezza organizziamoci…dimostriamo che “l’unita” ai tavoli non è servita solo a lustrare una vetrina. La mancanza di un documento finale è a mio parere una grave mancanza. È mancato un dibattito aperto e pubblico…è mancato un confronto con gli altri tavoli più o meno affini….d’accordo…il tempo era quel che era…ma non sprechiamo altre prossime occasioni per colmare questi vuoti.
Completamente d’accordo con te Marcello, adesso dobbiamo pretendere che il discorso avviato (o accennato) non cada, dobbiamo avere le conclusioni scritte dai tavoli e riprendere un confronto unitario. Noi – sperando che non ce ne sia bisogno – faremo da pungolo in questo senso.