tolomei

Arte, Idee, Scenario

Tutti bravi coi soldi degli altri

8 Giu , 2016  

ovvero, breve riassunto di quello che (non) è successo a Siena grazie all’Art Bonus.

Quando il ministro Dario Franceschini lanciò l’Art Bonus (era il 2014) sembrava una soluzione geniale per combattere la sempiterna carenza di fondi pubblici e ministeriali da destinare allo smisurato patrimonio artistico nazionale e, al contempo, dare una buona chance di visibilità e marketing a tutte quelle aziende italiane dotate di gambe solide e voglia di farsi belle valorizzando la bellezza. Tutti ricordavamo, d’altronde, di quando Della Valle voleva finanziare il restauro del Colosseo ma non poteva a causa di cavilli e codicilli : alla fine ci riuscì (LEGGI) ma ancora oggi continua a raccontare la trafila che dovette affrontare tra burocrazie e uffici. Ecco qua, d’ora in poi sarà tutto più semplice. L’Italia non aspettava altro.

Sono passati, dunque, quasi due anni e nel frattempo il beneficio fiscale di Art Bonus – che avrebbe dovuto essere temporaneo – è diventato, come nella migliore italica tradizione, permanente. Di pregi e difetti ne hanno parlato in molti (ad esempio Artribune QUI) e alcuni dati sono piuttosto interessanti: continua a gongolarsi, il ministro Franceschini snocciolando che a fine gennaio, dopo la stabilizzazione del bonus con l’ultima legge di stabilità, “le erogazioni sono salite a quota 62 milioni di euro, gli enti registrati 450 (di cui 250 Comuni) e i mecenati oltre 2mila“, divenuti poi 2500 alla fine di maggio. L’ultimo appello lo ha lanciato agli imprenditori, affinché si prendano cura del patrimonio, addirittura dal palco dell’assemblea nazionale di Confindustria (LEGGI), bollando quella dell’Art Bonus come una vera rivoluzione.

Tutto vero. Tutto bene, anzi benissimo. E Siena?

Non pervenuta. E pensare che il Comune ha realizzato addirittura un sito internet dedicatolanciato a novembre scorso. Raccoglie 13 interventi per un totale di circa 4,3 milioni di euro: si va da poche migliaia di euro per alcuni restauri (ad esempio la Resurrezione di Cristo del Sodoma in Palazzo Pubblico) agli interventi più importanti e costosi, come 1,2 milioni di euro necessari per la ripavimentazione del Corso o i 600mila euro per Piazza Provenzano o gli altrettanti per il recupero della Valle di Follonica. Già. La Valle di Follonica. Evidentemente l’unico di questi beni pubblici bisognosi ad aver fatto breccia nel cuore di qualcuno: un privato cittadino che le ha destinato una donazione da 100 euro. E’ l’unico contributo pervenuto fin qui in terra senese, grazie ad Art Bonus.

E’ andata relativamente meglio all’ex convitto Tolomei, unico bene senese inserito nel portale del Ministero. Qui, per il restauro di facciata e giardino dell’alloggio del Rettore servono 250mila euro in totale: fino ad oggi sono stati raccolti  36.352 euro per una prima tranche di lavori già conclusi. Presto svelato il mistero: il fantomatico benefattore altro non è che la Fondazione Monte dei Paschi e quei soldi sono semplicemente delle risorse residue di un contributo assegnato al Comune di Siena diversi anni fa e già destinato, a quel tempo, proprio al Tolomei (e, per inciso, proprio per questo motivo Fmps non beneficia dello sgravio fiscale che sarebbe proprio il motore della normativa Art Bonus).

Nient’altro. Nessun’azienda (né privato) del territorio si è messa la mani in tasca per valorizzare la bellezza. A tal confronto, il lascito testamentario di uno stimabile cittadino sconosciuto – quel signor Vieri Mascioli che ha fatto ereditare al Santa Maria della Scala qualcosa come 300mila euro del proprio patrimonio terreno – si staglia ancora più in tutta la sua grandezza di mecenate. Quel gesto – che già sarebbe stato generoso, civile, illuminato, intellettualmente esemplificativo di una sensibilità che non c’è più – diventa alla luce di tutto questo a dir poco strabiliante.

Perché altrove si fa orecchie da mercante. E’ facile bearsi della bellezza del nostro patrimonio, del suo potenziale straordinario, della sua unicità che ci invidiano nel mondo (ma poi siamo ancora sicuri che proprio tutti ce la invidino e basta?); è facile raccontarci l’un l’altro che sarà questa a salvare Siena, la bellezza, e per osmosi dunque la cultura, il turismo di un certo livello, la qualità della vita, la città intelligente salvo poi tirare indietro la mano e mandare avanti gli altri.

Quando c’erano mamma Fondazione e babbo Monte – su cui oggi, diciamocelo, si spara a zero senza la dovuta riconoscenza – questa bellezza e questo patrimonio avevano una balia generosa che si prendeva cura di loro. Ma oggi? Oggi che c’è bisogno di uno sforzo collettivo, che c’è bisogno di tirarsi su le maniche e sporcarsi le mani, che c’è bisogno di investire davvero su questo territorio di cui tanto amiamo riempirci la bocca: oggi dove sono, tutti quanti?

E’ la solita, vecchia storia: a Siena vogliamo la botte piena e la serva ubriaca. Ma che sia qualcun altro a pagare la serva e riempire la botte.

Giulia Maestrini

ps – sempre perché noi della BombaCarta amiamo guardare ogni tanto anche fuori delle mura, ho fatto un paragone piccolo piccolo con Firenze. Qui l’Ente Cassa di Risparmio ha erogato tramite Art Bonus 300mila euro per la Sala degli Arazzi di Palazzo Vecchio; 300mila per il restauro della cupola nella Basilica della SS. Annunziata; 64mila euro per il Museo del Novecento.  Prada Spa ha finanziato con 150mila euro il completo restauro dell’Ultima Cena di Giorgio Vasari che si trova nel Museo di Santa Croce. Salvatore Fearragamo Spa ha destinato 25mila euro al restauro di sei serre dell’Orto Botanico del Museo di Storia Naturale dell’Università e 600mila ai nuovi Uffizi. Pitti Immagine Srl ha finanziato 65mila dei 120mila euro di intervento per un progetto dell’Opificio delle Pietre Dure.

 

ps 2 – mi direte, ma qui siamo mica a Firenze, avercene di Ferragamo, Prada, Pitti etc. Giusto. Ecco perché ho guardato anche altrove. Ad esempio a Lucca dove il restauro e messa in sicurezza del ponte canale dell’acquedotto irriguo di Gallicano è stato finanziato da due diverse piccole imprese (totale 71mila euro). A Pontassieve, un’altra impresa privata ha erogato 1500 euro per il restauro degli ultimi 6 dei 20 volumi del Fondo Sansoni. Ad Arezzo Estra Spa ha erogato 20mila euro per la revisione dello stato di conservazione degli affreschi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca nella Basilica di San Francesco. A Fucecchio il restauro della Chiesa del Convento La Vergine è stato finanziato da Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato (42mila euro) e da un gruppo di  mecenati privati (varie imprese del territorio: ditte ITALCOL spa, CARLOS srl, Conceria RINALDI srl, CHIARUGI FIRENZE, BOEMOS spa, PALAGINA srl) per i restanti 42mila. Che faccio, continuo?

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